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La 25ª ora

Regia di Spike Lee vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su La 25ª ora

di Enrique
9 stelle

https://www.youtube.com/watch?v=yLGt4lcUU9o

 

L’angoscia e la pace dell’attesa.

E la vita, appesa ad un filo.
Quella di Monty. La nostra… di fronte allo spettacolo del vuoto.
Il vuoto della finanza “creativa” che specula sulla vita della gente comune (scena dove Frank/B.Pepper vince la scommessa sull’andamento dei tassi occupazionali), ma le cui bugie hanno le gambe corte (il caso Enron, all’epoca, faceva ancora male).


Il vuoto del World Trade Center, Il Ground Zero della nostra era.
Il vuoto della nostra esistenza, perennemente voltata dall’altra parte finanche quando coloro che ci stanno accanto deviano dalla rotta abituale.
Il vuoto della nostra esistenza, complice.
Le macerie delle bolle speculative, dei simboli architettonici d’America, delle nostre vite – attratte dall’impossibile (le donne, i soldi facili, la bella vita…) - fumano ancora nel primo film post 11/09/2011. Uno dei migliori del grande cineasta newyorkese.
Un habitat livido ed angusto per una bene prezioso come la “fiducia”.
Un habitat reso ancora più ostile dal disorientamento suscitato dall’orgoglio ferito e dall’imminenza di una tragedia ulteriore. Una reazione istintiva, rancorosa segue a stretto giro di posta e, poi, la rassegnazione, dettata da un ultimo barlume di razionalità. Prima che sopravvenga il tempo - la 25°ora - della visione salvifica – ecco! – della “fiducia” (grazie alla generosa disponibilità di una persona fidata, pronta a tutto pur di tenere acceso il lume che detto bene alimenta).
A ben vedere, la destinazione di Monty costituisce un’incognita irrilevante. Non importa quale piega prenderà la sua vita futura. Non importa se sarà il carcere od un lavoro umile in un angolo di mondo a temprarne il carattere. Nel film di S.Lee importa solo cosa non è stato. Il vuoto lasciatosi alle spalle. L’assenza che “occupa” un passato ingombrante. Che “si fa spazio” nelle nostre vite.
L’applicazione rigorosa della regola dei terzi conferisce quell’armonia scenica che eleva qualsiasi disarmonico vissuto ad oggetto privilegiato di rappresentazione.
Davvero encomiabile il cast. Da B.Cox (il padre di Monty) che incarna alla perfezione la sofferenza del distacco (prima dalla moglie e, poi, dal suo unico figlio, senza rinunciare, però, alla speranza...

... al comprimario B.Pepper, un broker sfacciato e diretto, con il dono della parlantina svelta e dell’intelligenza acuta, nel segno della cruda verità (ma anche della dolce menzogna).


La fotografia di Prieto, complice del dissidio interiore che serpeggia nell’animo di tutti gli interpreti, abbaglia al punto giusto. E l’ombra, che dilaga, rivela tutta l’oppressione del vuoto.
Infine, partecipa al dramma altresì un’intensa colonna sinora. 


Un film figlio del suo tempo.
Costantemente in apnea.
In attesa che tutto si sistemi…
Mentre tutto, invece, va a rotoli.

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