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La miliardaria

Regia di Anthony Asquith vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su La miliardaria

di alan smithee
4 stelle

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2018 - RETROSPETTIVA PETER SELLERS

La viziata giovane ereditiera di stanza a Londra, ma di origini smaccatamente italiane, dal nome impegnativo ed altisonante che suona come Epifania Ognissanti di Parerga, alla morte del padre, oltre a ricevere tutto il patrimonio del defunto genitore, viene altresì vessata da una clausola che la costringe a sposare solo l'uomo che si dimostrerà in grado di trasformare 500 sterline in 15mila in soli tre mesi.

Dopo i primi tentativi di eludere con l'imbroglio il vincolo, e dopo aver collezionato insuccessi più a causa del suo carattere imperioso e autoritario, che per la clausola paterna, Epifania medita il suicidio, venendo salvata in extremis da uno schivo, altruista e bonaccione medico di nome Ahmed, impegnato senza scopi di lucro a portare avanti le sue campagne per debellare le malattie più pericolose.

L'incontro tra i due, se da un lato servirà a salvare la vita della milionaria, dall'altro sottoporrà entrambi ad una escalation di situazioni assurde e qui pro quo che non faranno che ritardare il formarsi, nei due, della piena consapevolezza di essere realmente fatti uno per l'altra.

Commedia dal tono spumeggiante che porta la firma, purtroppo non nello script, ma solo per quanto riguarda il soggetto, del celebre drammaturgo e scrittore, nonché Premio Nobel, George Bernard Shaw, La miliardaria, diretto con mano frizzante dallo specialista Anthony Asquith, non riesce a togliersi di dosso quella pedanteria di fondo che le situazioni buffe e paradossali si portano dietro, e rendendo un po' meccaniche e prevedibili le gags che si creano durante il corso della concitata storia d'amore contrastato e "litigarello".

Se vogliamo anche l'intesa tra le due fulgide star protagoniste, una Sophia Loren pur statuaria, maliziosa, sexy, in piena forma, carismatica e procace, a cui fa da adeguato contraltare sottomesso e dolce uno stralunato, quasi imbarazzato e sottotono Peter Sellers, finisce per non fare mai faville, rendendo il film un po' una pagliacciata pesante e scontata, appesantita da un paradosso che raramente appare godibile.

Anche la parentesi dedicata alla sorte della ereditiera impegnata a sgobbare in panetteria, situazione paradossale che sancirà il carattere affarista e senza scrupoli della tenace "orfanella" figlia di papà, pur avvalorata dalla presenza di lusso di Vittorio De Sica, non riesce a far decollare i destini di una pellicola composta da ottimi, raffinati ingredienti, al servizio di un risultato finale decisamente non all'altezza delle aspettative.

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