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Monsieur Batignole

Regia di Gérard Jugnot vedi scheda film

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La recensione su Monsieur Batignole

di LaRagazzaDiFuoco
7 stelle

Trama (no spoiler)

Siamo nella Francia del 1942, a Parigi, in Rue (oggi Avenue) Sibelle, dove il macellaio Edmond Batignole (Gérard Jugnot, anche regista del film) vive con la moglie Marguerite (Michèle Garcia), la figlia Micheline (Alexia Portal) e il fidanzato di lei, Jean Pierre Lamour (Jean-Paul Rouve), collaborazionista convinto ansioso di mettersi in mostra davanti agli invasori tedeschi per raggiungere il successo con le sue commedie. Monsieur Batignole, invece, evita accuratamente di prendere posizione e bada solo al suo lavoro; questo fino al giorno in cui due prosciutti gli vengono sottratti, e, accertato che dalla finestra usata come via di fuga dal ladruncolo potrebbe passare solo un bambino, si reca subito dal vicino ebreo, padre di due bambini, convinto che uno di loro sia il colpevole. La famiglia Bernstein, però, proprio quel giorno aveva organizzato la fuga in Svizzera, pagando un truffatore che scappa a gambe levate alla vista della polizia (prontamente chiamata da Jean Pierre, che non aspettava altro), lasciando moglie, marito e due figli alla mercé dei tedeschi.

Dopo qualche tempo, la famiglia Batignole si trasferisce nell'ampio appartamento degli ebrei, molto più lussuoso del loro perché il signor Bernstein faceva il chirurgo, e veniva quindi pagato bene. Proprio alla sua porta, durante una festa alla quale sono invitati anche molti agenti tedeschi, bussa Simon Bernstein (Jules Sitruk), unico componente della famiglia dei precedenti inquilini che è riuscito a scappare. Apre Edmond Batignole, che, seppur con riluttanza, acconsente ad ospitarlo per una notte.

Da qui parte il vero film, il tentativo di mandare in Svizzera il bambino ebreo da parte di un uomo che avrebbe potuto tranquillamente sbattergli la porta in faccia.

 

Cosa ne penso io

Un buon film, che non vuole essere uno struggente e straziante racconto delle sofferenze degli ebrei durante il periodo delle deportazioni (infatti i campi di concentramento vengono nominati, sì, ma nessuna scena è ambientata in uno di essi e non sono un argomento molto importante), ma una critica (anzi, autocritica) verso il comportamento della Francia durante l'occupazione tedesca.

Non è noioso né pesante (salvo un paio di scene un po' forti), e potrebbe essere una buona visione anche per bambini non troppo piccoli, ma diciamo che secondo me già in quinta elementare non ne uscirebbero traumatizzati.

 

Voto:7

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