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Bad Company. Protocollo Praga

Regia di Joel Schumacher vedi scheda film

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La recensione su Bad Company. Protocollo Praga

di degoffro
4 stelle

La prima collaborazione tra Joel Scumacher e Jerry Bruckheimer è, ahimè, l’action che ti aspetti. Mix tra “Mission impossibile”, “Maximum risk” con Van Demme e “48 ore” (e relative scopiazzature e derivazioni, più “Rush Hour” che “Arma letale” di cui il comico Chris Rock ha interpretato il quarto episodio, peraltro il peggiore della serie), senza la classe e l’eleganza di Brian De Palma né l’energia ed il ritmo di Walter Hill (ma nemmeno il mestiere di Richard Donner o lo stile frenetico e serrato di un Tony Scott che qui Schumacher cerca di imitare malamente tentando forse di rinverdire i fasti di “Nemico pubblico” con Will Smith, sempre produzione Bruckheimer). Schumacher reduce dall’ottimo ma sfortunato “Tigerland” torna ai suoi standard medio-bassi e dirige con scolastica ed anonima professionalità una storia poco intrigante e ovvia il cui elemento più curioso, ma, a ben guardare, anche il più imbarazzante, è la presenza di un goffo ed annoiato Anthony Hopkins, per la prima volta in carriera alle prese con un film di pura azione (salvo una fugace apparizione nel secondo episodio di Mission impossibile firmato da John Woo, mentre il dimenticato ma meritevole “Juggernaut” di Richard Lester del lontano 1974 si colloca più nel genere catastrofico) tra corse in auto mozzafiato (quella tra boschi e prati è anche piuttosto divertente con il nostro impegnato a prendere a botte un cattivo), sparatorie rutilanti ed inseguimenti scatenati. Quanto a Chris Rock scimmiotta invano l’Eddie Murphy di “Beverly Hills Cop”, non a caso a sua volta prodotto da Bruckheimer. Si salvano un paio di battute (simpatica quella sulla CIA “sta per coglioni in azione?” o ancora “Noi eravamo talmente poveri che per cena leccavamo i francobolli”) ed un paio di situazioni comiche (un asciugamano minuscolo offerto ad una splendida fanciulla che sta uscendo dalla doccia ed un incredibile vaso di antiquario da 250.000 dollari – “Che cosa ci metti dentro? La cocaina?”), ma questa abusata commistione di buddy movie e spy story in cui le risate latitano e l’adrenalina è da calma piatta, appesantita peraltro da involuti risvolti romantici e dai tempi lunghissimi (data la costante ripetitività delle situazioni si dovrebbe imporre a questi film un massimo di durata di 80 minuti, qui per esempio tutta la parte centrale si poteva tranquillamente tagliare in fase di montaggio) è oltre modo prevedibile, consueta e preconfezionata. Si limita a cavalcare senza fantasia né intelligenza tutti i più riconoscibili stereotipi del genere (in primis la bomba disinnescata pochi secondi prima dell’esplosione), condendoli con qualche sterile e vuoto aggancio all’attualità (la ramanzina finale del terrorista Dragan sul ruolo ingombrante degli States nello scacchiere mondiale è talmente didascalica e ridondante da risultare pietosa). Né meglio né peggio dei tanti, troppi, film analoghi: solo noiosamente uguale. Il che forse è peggio. Scritto da Jason Richman (al suo primo film, poi avrebbe firmato i copioni di “Swing vote” con Kevin Costner da noi uscito direttamente in dvd e “Bangkok Dangerous – Il codice dell’assassino” con Nicolas Cage, da noi uscito con due anni di ritardo) e Michael Browning (“Sei giorni e sette notti” con Harrison Ford): dunque non proprio due geni. Tra l’altro pare che lo script fosse stato inizialmente pensato come seguito del non certo memorabile film “Da ladro a poliziotto” con un altro clone di Eddie Murphy, Martin Lawrence. Peter Stormare era già stato cattivo per Schumacher in “8MM”. Anthony Hopkins e Brooke Smiths che interpreta l’agente Swanson avevano già lavorato insieme ne “Il silenzio degli innocenti” dove la ragazza interpretava una vittima di Hannibal Lecter. Il titolo originale avrebbe dovuto essere “Black sheep” poi cambiato perché c’era già un film del 1996 diretto da Penelope Spheeris con lo stesso titolo: peccato però che c’è anche un thriller del 1995 di Damian Harris con Ellen Barkin e Laurence Fishburne intitolato “Bad company” e, ironia della sorte, prodotto dalla stessa Touchstone (senza dimenticare il bel western di Robert Benton il cui titolo originale è sempre “Bad Company”). Avrebbe dovuto essere distribuito nel novembre 2001, ma ragioni di opportunità, dopo gli attentati dell’11 settembre, hanno spinto la Touchstone a rinviarne l’uscita al giugno 2002 (anche “In linea con l’assassino” girato da Schumacher sempre nel 2002 ha subito lo stesso destino). Con un budget di circa 70 milioni di dollari, ne ha incassati in America a fatica 30 (è andata meglio al similare “Al vertice della tensione” con Ben Affleck, uscito una settimana prima e arrivato a quota 120 milioni di dollari sul solo territorio americano). Evidentemente il pubblico non si è fatto infinocchiare. Superfluo.

Voto: 5

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