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One Hour Photo

Regia di Mark Romanek vedi scheda film

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La recensione su One Hour Photo

di giulmar
8 stelle

Mark Romanek riesce a creare, in questo film, un’atmosfera  alquanto  inquietante:   le  musiche,    un  periodo autunnale con sempre un po’  di  vento  che smuove le foglie secche cadute dagli alberi,  e  poi questo centro commerciale  sempre  semideserto,  scaffali  tutti  con la merce  perfettamente allineata,  con  questi  neon e  queste  luci   bianche  che  riflettono  su  superfici  lucide  e trasparenti  quasi come specchi,  ampi spazi  e  arredamento  ridotto  all’essenziale,   in  modo  da  concentrare  tutta  l’attenzione  sull’addetto  del  reparto  sviluppo  e  stampa  fotografie :  Sy  Parrish;  un  ometto  sorridente,  cordiale  con  la  clientela,  esperto  nel  settore  fotografico.   Robbin  Williams  configura  subito  questo  personaggio :  un  uomo  di  mezza  età,  apparentemente  molto  perbene, che  ispira  fiducia  e  simpatia,  conferendogli  allo  stesso  tempo,  uno  sguardo  particolare,   profondo,  misto  di  tristezza  e  rassegnazione,  che  nasconde  dietro  quella  facciata  di  uomo  comune,  una  persona  alquanto  turbata  e  psichicamente  instabile.  Una  persona in  effetti  che  soffre  moltissimo,  senza  darlo  a  vedere,  la  malattia  è  la  solitudine,  e  questa  malattia  lo  porta  a  desiderare  una  famiglia,  degli  amici,  delle  persone  a  cui  dare  affetto  e  riceverne altrettanto,  Ma  un  giorno  sarà  lui  stesso,  Sy  Parrish,  a  scegliere con  chi  condividere  la  vita,  sceglierà  una coppia  di  giovani coniugi,  un  classico  esempio  di  famiglia  perfetta,  padre,  madre  e  figlio,  sempre  sorridenti.  Grazie alle  fotografie  portate  a  stampare  periodicamente,  come  clienti  del  centro  commerciale e accuratamente riprodotte  e  custodite  nella  propria  abitazione,  egli  comincerà  a  conoscerli.  Sy  Parrish,  solo  in  casa,  la  sera,  osserva  quelle  foto che  esprimono  momenti  di  gioia,  serenità,  amore,  e  accarezzandole  dolcemente avverte  tutto  l’affetto  che  può  dare  una  famiglia,   così  comincia  a  nutrirsi del  calore  effuso  da  quelle  immagini  così come  una  pianta  si  nutre  della  luce  del  sole,   a tal  punto  da  non  poterne  fare  più  a  meno.  Finalmente  è riuscito  a  trovare  qualcuno che  stesse  al  suo  fianco anche  se  solo  attraverso  delle  figure,   qualcuno  che  possa  colmare  il  suo  bisogno  di  amore.  Frugando,  così,  istantanea  dopo  istantanea,  nella  loro  vita,  agli  vi  entra  a  far  parte, cominciando  a condividere  e  a  partecipare  emotivamente  sempre  di  più,  anche  negli aspetti  più  privati,    non  riuscendo  più  a capire  che  la sua  vita  è  tutt’altra,   no,     non ammette che  loro  possono  vivere  come  vogliono,  possono  comportarsi  come  gli  pare  senza  rendergli  conto  di quello  che  fanno  o  che  pensano,  no,   ora  è  lui   l’artefice  dei  loro  destini,  e  allora  tutta  la  sua  follia,  tenuta  compressa  dentro  di  se fino  a  quel  momento,  esplode,  non  consentendo  più  di  controllare  i  propri  gesti che  daranno  sfogo  a  tutta  la  sua  ossessione  e pazzia.  Robbin  Williams,  in  questo  ruolo,  che  doveva  essere  di  Jack Nicholson  se  non  vi avesse  rinunciato,  supera  se  stesso, interpretando  un  personaggio  di  grande  complessità senza  cadere  nel  solito  psicopatico allucinato  come  spesso  si  vede  al  cinema.

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