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Uno sguardo, un sorriso

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Uno sguardo, un sorriso

di mm40
6 stelle

Mick e Karen hanno vent'anni nell'Inghilterra conservatrice di inizio anni '80, stretta fra austerità e disoccupazione. Si amano, ma lui - appassionato di meccanica - non riesce a trovare lavoro. Lei per giunta vuole andarsene di casa al più presto, non riuscendo a sostenere il rapporto con la madre e il nuovo patrigno. L'unica soluzione possibile per Mick è arruolarsi nell'esercito, su consiglio dell'amico Alan.

 

Fra gli anni Sessanta e gli Ottanta, Ken Loach lavora quasi esclusivamente per la televisione britannica. Di tanto in tanto si concede però qualche 'scappatella' sul grande schermo, ottenendo sempre risultati rilevanti. Uno sguardo, un sorriso non fa eccezione a questa semplice regola; è il ritratto, decadente nei toni e ultrapessimista nei contenuti, di un'Inghilterra allo sbando, nella quale non c'è un futuro per le giovani generazioni esattamente come urlava il marcio Johnny Rotten dei Sex pistols pochi anni prima dell'uscita di questo film nell'anti-inno God save the Queen. Loach non è un anarchico, anzi: la spiccata vena politica laburista esce fuori a più riprese nel suo cinema, ma in questa circostanza passa perfino in secondo piano, impegnato com'è il regista a dipingere l'involuzione economica e sociale di un Paese incapace di rialzarsi in piedi. Forse la sceneggiatura di Barry Hines - tratta da un suo romanzo - è eccessivamente cupa e sconsolata, così come il finale pare esasperatamente drammatico per la realtà dei fatti raccontati (Mick parte per combattere nell'esercito, Karen lo dà automaticamente per spacciato); l'iperbole negativa del racconto ha però un'inequivocabile valenza critica-politica che rende Uno sguardo, un sorriso più simile a un pamphlet che a un'illustrazione meramente cronachistica. Ottime scelte sia negli interpreti, pure sconosciuti o quasi (Graham Green, Carolyn Nicholson, Alan Wright), sia per quanto riguarda la sgranata fotografia in bianco e nero di Chris Menges, che conferisce alla pellicola un efficace taglio impressionista. Loach tornerà al cinema soltanto cinque anni più tardi, con Fatherland (1986). 6,5/10.

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