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Lo scambista

Regia di Jos Stelling vedi scheda film

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La recensione su Lo scambista

di passo8mmridotto
7 stelle

Jos Stelling è un regista olandese di chiara fama, da noi poco conosciuto perchè il suo cinema non è esattamente quello amato dagli italiani. Dal romanzo omonimo di Jean Paul Fraussens, ha tratto questo film rispettandone integralmente il testo, ricreandone le giuste atmosfere e dando vita ai protagonisti . pochissimi - così come lo scrittore li aveva concepiti.

Il film è incentrato sull'eterno dilemma della incomunicabilità ("Tutto divide la gente, il linguaggio, le differenze sociali, l'età, e persino il sesso").

Tutta la vicenda è angosciosamente claustrofobica, immersa in atmosfere che solo vagamente ricordano quelle Bergmaniane, apparentemente perchè il film è cattivo, disonesto, quasi senza speranza. C'è tanta sofferenza interiore nello scambista (Jim van Der), che esplode nel suo mutismo esasperato e nella violenza apparentemente eccessiva che lo porta ad uccidere. La stessa sofferenza, gli impone dopo l'uccisione di un innocente, di rivedere i suoi sentimenti, ma si scoprirà che sono finalizzati a realizzare un atto sessuale rimandato ormai da tempo immemorabile, e ora gli capita di avere a portata di mano l'oggetto del suo oscuro desiderio.

Lo scambista vive in solitudine nella brughiera, egli è addetto allo scambio dei binari per un unico treno che passa da quelle parti una sola volta all'anno. Non c'è una vera stazione ferroviaria, e neppure una vera casa. Egli vive in una sorta di tugurio, maleodorante e sporco, sommariamente arredato, con un giaciglio per dormire, due sedie, una poltrona, un tavolo.

Arriva il treno, mentre nevica e fuori c'è la tormenta. Dal convoglio, che sembra essere vuoto, scende una bella signora vestita elegantemente. Non si sa per quale motivo sia scesa, il tremo sosta pochi secondi e riparte.

La donna (Stephane Excoffier) è smarrita e infreddolita. Scorge la luce che filtra dalla finestra della casa, e si dirige verso l'ingresso.

Forse pensa di trovarsi davanti a una di quelle piccole stazioni disseminate lungo le strade ferrate più antiche, ma non è così.

L'interno del tugurio è il rifugio dello scambista, il suo compito è molto delicato, una volta all'anno deve controllare che il treno in transito vada sul giusto binario, altrimenti potrebbe verificarsi uno scontro frontale tra due convogli.

E' dunque la casa di un eremita, suo malgrado. Alla donna sul momento sembra accogliente, considerato che fuori nevica ed è notte.

Tra i due non ci può essere dialogo: la donna parla solo francese, e lo scambista un misto fra tedesco e fiammingo..

La donna si rende conto che lo scambista ha un pessimo carattere, la guarda con diffidenza e ha modi bruschi e rudi.

Gli occhi della donna cominciano ad abituarsi alla penombra di quell'antro, e si rende conto di essere immersa nella sporcizia e nello squallore più totale.

Per la donna, solo la poltrona per dormire.

Trascorrono i giorni. La donna, per le sue esigenze più intime, deve abituarsi ad una prosmiscuità imbarazzante, l'uomo

continua la sua grama esistenza come se lei non esistesse, prepara il cibo per il sostentamento, e beve vino rosso in continuazione. Il tutto sempre nel mutismo più assoluto.

Un giorno maledetto arriva al tugurio il postino (Josse De Pauw) per consegnare allo scambista una busta contenente la paga.

Finalmente la donna sente una voce umana, dopo tanto silenzio. Il giovane, robusto e aitante, interpreta male il sorriso della donna e cerca di abusare di lei.

Lo scambista afferra un fucile e lo uccide. Quindi lo seppellisce nei pressi dell'abitazione. Non dice una parola, la donna è impressionata da quella reazione omicida, e comincia ad avere paura.

Guarda lo scambista, ne osserva i movimenti e le sue bevute in solitario. Le sembra di vedere un cambiamento nel suo sguardo, non è più torvo e imbronciato, e gli occhi le sembrano voler comunicare delle sensazioni nuove.

Ben presto la donna, che sempre più sta scivolando verso la rassegnazione, capisce che l'uomo la desidera. Ora si spiega perchè ha ucciso il postino.

Un bel mattino, arrivano due ferrovieri, a bordo di un carro-navetta. Il macchinista (John Kraaykamp) e l'aiuto macchinista ( Tom Van Dort) sembrano assuefatti al carattere e agli strani modi dello scambista, per cui non sospettano di lui, per la scomparsa del postino.  

Rimasta sola con lo scambista, la donna gli si concede. Per la prima volta nella sua grama esistenza, l'uomo appare felice, protagonista assoluto di una nuova realtà, di un piacere mai conosciuto.

Finalmente si sentono i binari vibrare: arriva il treno, si ferma pochi secondi, la donna sale sul vagone e sparisce per sempre.

Lo scambista ripiomba nella solitudine. Ma questa volta sarà insopportabile.

Appronta un giaciglio di muschio odoroso, l'unica nota di freschezza nello squallore del suo tugurio, e si prepara ad attendere la morte liberatrice da quel destino senza appello.

Lei viaggia verso la libertà, portando con se un fardello di ricordi che non potranno essere cancellati.

Nel palmo della mano racchiude un piccolo verme della brughiera.

Più sotto, nel suo ventre, il germe di una nuova vita.

Consiglio la visione di questo film a chi ama veramente il cinema. Ad un certo punto, si ha la sensazione di essere il terzo incomodo nella stanza dove tutta la vicenda si svolge. Non ci sono attimi di noia, ma si va avanti sperando in un lieto fine, che per forza di cose non ci sarà. Vince comunque l'amore, e la speranza.

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