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Cabiria

Regia di Giovanni Pastrone vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Cabiria

di bartvanzetti85
8 stelle

Uno dei primi kolossal della storia del cinema e uno dei più importanti film dell’era del muto. Un film importante e imponente, che non può mancare in qualsiasi rassegna dedicata alla storia della settima arte.

Seconda guerra punica: scampata a un’eruzione dell’Etna, la piccola Cabiria, figlia di un ricco romano catanese, viene fatta prigioniera da pirati fenici e portata a Cartagine, dove il sacerdote Karthalo intende darla in sacrificio al dio Moloch. Viene salvata per il rotto della cuffia dal nobile Fulvio Axilla e dal suo schiavo Maciste, una specie di armadio umano, ma vengono catturati e portati a Cirta dove Cabiria finisce alla corte della regina Sofonisba, figlia di Asdrubale. Anni dopo Cabiria viene riconosciuta da Karthalo, che non ha rinunciato al proposito di sacrificarla al dio Moloch: a salvarla ci penseranno nuovamente Fulvio Axilla e Maciste, mentre l’esercito romano assedia Cirta. Uno dei primi kolossal della storia del cinema e uno dei più importanti film dell’era del muto, fece scuola dal punto di vista tecnico grazie a innovazioni come il carrello (anche conosciuto come il “dolly”), brevettato dallo stesso Giovanni Pastrone, che consentiva movimenti di macchina in tutte le direzioni, non solo a destra e a sinistra ma anche in avanti e all’indietro, obliquamente e in profondità, consentendo un “ingresso in scena” della macchina da presa e dando alle immagini un dinamismo totalmente inedito per l’epoca. Notevoli anche le grandi panoramiche che esaltano il gigantismo delle scenografie ricostruite in interni e le riprese di ambienti esterni (come la sequenza della traversata del deserto africano) che rendono la pellicola estremamente varia e originale sul piano visivo. Dal punto di vista storico-cinematografico, il film è ancora più vicino al c.d. cinema delle attrazioni, in cui è l'attrazione visiva a prevalere sulla storia che viene raccontata, che non al cinema narrativo, che sarebbe venuto di lì a poco con David W. Griffith: sebbene si narri la storia di Cabiria, è un film ancora prevalentemente fondato sulle immagini in cui l’evoluzione della trama è frequentemente interrotta da lunghi momenti in cui al centro dell’attenzione non ci sono i personaggi e le loro gesta ma, appunto, le immagini, le scenografie, gli ambienti, le riprese di massa. Sotto questo aspetto l’opera, seppur sempre visivamente affascinante, può risultare faticosa da seguire; e non aiutano certo le didascalie scritte da Gabriele D’Annunzio, spesso prolisse e di un italiano aulico che ne rende il più delle volte ardua la lettura e la comprensione. Dal punto di vista narrativo, è un dramma epico-storico in cui le vicissitudini di Cabiria e dei suoi amici si fondono con le varie fasi della guerra punica, che spesso hanno il sopravvento sul racconto delle gesta dei personaggi principali. Il film vede l’esordio del personaggio di Maciste, il gigante buono interpretato da uno scaricatore di porto genovese, che verrà ripreso in decine di film successivi e diventerà un protagonista del genere “peplum”. Il film è celebre anche per la collaborazione di Gabriele D’Annunzio che, sebbene di fatto si riduca alla scrittura delle didascalie, all’epoca finì per oscurare lo stesso regista, tanto che il film venne distribuito con il solo nome del Vate a caratteri cubitali: si trattava di un tentativo di elevare e sdoganare il cinema in un’epoca in cui era ancora considerato poco più che trastullo per il popolo. Un film importante e imponente, che non può mancare in qualsiasi rassegna dedicata alla storia della settima arte.

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