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Chopper

Regia di Andrew Dominik vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Chopper

di GIMON 82
8 stelle

L'esordio alla regia di Andrew Dominik passa da un "Bronson" d'Oceania dallo pseudonimo di "Chopper",ovvero Mark Brandon Read, "celebrita' " criminale d'Australia e famoso per i trascorsi poco ortodossi nelle patrie galere (e non solo).

"Chopper" sin dalle prime inquadrature idealizza quel genere cinematografico che è il "prison-movie",dagli angusti spazi dei detenuti alle rivalita' tra gang Dominik trasporta la telecamera nel mondo degenerato di un carcere australiano.

Il "non luogo" della sopravvivenza viene illustrato canonicamente,seguendo uno stile secco e incisivo che ha in Eric "Chopper" Bana un profeta ultraviolento e psicotico,dalla personalita' infantile e gli atteggiamenti paradossali che nascondono un intimo fragile.

 Eric Bana è ottimo nell'impersonare un giovane alla deriva,che fa del crimine un "non plus ultra" impresso nel corpo massiccio e ipertatuato che neanche violente coltellate riescono a scalfire.

"Chopper" potrebbe sembrare un "Bronson" (cinematografico) ante-litteram,infatti le analogie col film di Refn sono diverse,la figura "Refniana"  oscillava pero' tra deliranti momenti pop conditi di una teatralita' stilosa e grottesca.

Dominik mantiene invece  il suo "Chopper" in ingranaggi  da sottobosco criminale,un "humus" terreno popolato da criminali di mezza tacca.

"Chopper" mantiene cosi' una narrativa sfalsata,lucida e foriera nell'incalzare del personaggio,d'una regia realistica con licenze personali che sfondano addirittura in citazioni "slapstick".

Marc Brandon Read come classico "criminaluncolo" senza ne arte ne parte è una sorta di "fregnacciaro" che pullula in luoghi di bassa lega.Posti dove il crimine comanda, dove "Chopper" impersevera oscillando tra scatti violenti e grotteschi pentimenti.Un personaggio dalla complessita' tragica che Dominik accompagna nei suburbi australiani,mostrando gia'  una grande empatia (registica) col mondo criminale.

Un esordio buono contraddistinto sicuramente da un basso budget,rilevante nelle immagini schiette e nervose,spontanee nel delineare luoghi e personaggi. 

Perchè quella di Chopper o Read è un epopea dei nostri giorni,un volersi regalare quei 15 minuti di celebrita' decantati una volta da Andy Warhol e ai quali tutti noi possiamo accedere.

Read cerca di arrivare agli scalini del successo attraverso una violenza nevrotica,eterodossa nei gesti ,che porti il suo nome sui giornali o in TV.

Dominik mostra cosi' una parabola umana discendente,dotata d'un sottofondo umoristico che stempera anche i momenti sanguinolenti."Chopper" accoglie infatti in sè elementi tipici d'un cinema violento e cristallino che rivedremo in "Killing Them Softly",seppur in modo piu' stilizzato.

Qui la violenza è un passepartout di successo che passa tra accoltellamenti e sparatorie,mostrate dalla regia senza freni inibitori.

Quel che rimane è l'epopea d'un "povero diavolo",un criminale di basso spessore che gode d'un carisma naif che  suscita simpatia nello spettatore.

E' proprio l'empatia con questo gigante fregnone uno dei pregi del film,nonostante le ingenuita' scritturali che non approfondiscono la vicenda,rimanendo ancorate alle velleita' del personaggio.

scena

Chopper (2000): scena

Nonostante tutto Dominik mostra con quest'esordio di avere la stoffa del regista di razza,sopratutto nell'impostazione delle immagini,nell'amalgamare luoghi e facce giuste senza decontestuallizarle.

Il crimine visto qui assomiglia tanto a quello da "Mean Street" di Scorsesiana memoria,dalle strade impregnate di sangue ai puzzolenti locali/bar assistiamo a un teatrino delirante,incisivo e visivamente pragmatico.Il film di Dominik stringe le corde del "crime movie" donandoci le gustose avventure di un uomo mai cresciuto, che dopo aver assaporato la fetta di celebrita' concedendo interviste in Tv,rimane nella sua fredda cella di prigione,"accompagnato" da tanta solitudine.......

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