Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
il primo e il penultimo. rimango in dubbio su quale film di Bellocchio preferire, io che neppure sono riuscita a vederli tutti. dubbio sciocco e imperdonabilmente da fanatica. mi fa piacere l'ottimo della redazione, per il film che ho trovato magicamente affine, che mi è impossibile giudicare in poche righe. una scelta soffusa di colore, la macchina che si annida nelle sorprese spaziali e destruttura con un amato, identificabile computer i simulacri della bruttezza. la bruttezza che è tale quando astringe, impone (il Vittoriano, amatissimo dai turisti e da molti miei concittadini), contrapposta a un'armonia indicibile e tarpata, alla comprensione laica del protagonista che la rappresenta. volontà di capire, volontà di incontrare a fondo. basta con le accuse di lentezza. film "lento" è un'inesattezza verbale, è insensato. le sequente oniriche si stagliano in una chiarezza sorprendente, ma le persone che rincorrono la "pruderie" della bestemmia non le capiscono, non vogliono capirle
Arvo Part, classica, contemporanea. Sacralità toccante, espansa, di chi non crede nel senso istituzionale del termine. cellule appiattite, annullate, che rifioriscono in aloni solo parzialmente avvolgenti. parzialmente, perchè il montaggio interrompe quei suoni non appena la narrazione non ne ha più bisogno, costringendoci ad abbandonare quel seducente tepore-torpore, e a trovare l'estasi nelle concatenazioni del pensiero
un caratterista, dal comico al grottesco, al drammatico
luminosa e gradevole, senza chiasso
maschera inquietante, con la bellezza borghese che si contorce rabbiosa attorno alle certezze perseguite
era stato il doppiatore di Lou Castel, ora sarà il "regista di matrimoni". è splendente nella sua normalità fisica, sperando che abbandoni per sempre certe scelte
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