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Don't Say a Word

Regia di Gary Fleder vedi scheda film

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La recensione su Don't Say a Word

di FilmTv Rivista
4 stelle

Le credenziali del regista sono molto buone. Gary Fleder, infatti, ha diretto "Cosa fare a Denver quando sei morto" e "Il collezionista" e questo thriller da manuale psichiatrico comincia bene. La regia tiene per quasi tutto il film anche se la sceneggiatura, la prima scritta da Anthony Peckham, è troppo ambiziosa e mostra tutte le falle, ormai croniche, di una categoria professionale in piena decadenza e non redenta né dalla sovrabbondanza di manuali né dai mille corsi attivati su come si dovrebbe scrivere un copione. Uno psichiatra, Nathan (un Michael Douglas che entra ed esce continuamente dal ruolo), con una moglie costretta a letto da una frattura e una figlioletta rapita alla vigilia del giorno del Ringraziamento deve collaborare con spietati e tecnologici sequestratori-rapinatoriassassini. I criminali vogliono, con i mezzi sottili della psichiatria e quelli più brutali del ricatto, estorcere a Elisabeth (la Murphy), figlia di uno dei membri della banda, che anni prima ha trafugato un gioiello da dieci milioni di dollari e che, per questo, era stato ucciso, un numero di sei cifre fondamentale per arrivare al bottino. La ragazza, traumatizzata dalla morte del padre, ha continuato a simulare sintomi di molte malattie mentali per sfuggire alla caccia e stare rinchiusa nella fossa dei serpenti. Thriller edipico con finale da serie televisiva, con alcuni sottotesti raffazzonati e con troppi passaggi frettolosi.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 16 del 2002

Autore: Enrico Magrelli

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