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Confidenza

Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film

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La recensione su Confidenza

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: CONFIDENZA

Confidenza è un film che raccoglie e ricongiunge diverse corde emotive che legano i veri tre protagonisti di questo intenso thriller dell’anima.

Daniele Luchetti con Domenico Starnone che con questa terza collaborazione riunisce le tematiche della scuola vista come “Pedagogia degli Affetti” e i segreti e bugie su cui si fondano certe famiglie borghesi con tanto di puzzetta radical chic già trattate con grande intensità emotiva in Lacci.

Elio Germano con Daniele Luchetti che grazie al regista romano ha vinto i suoi primi due David di Donatello e il primo premio internazionale a Cannes. In Confidenza c’è un vero e proprio passaggio di consegne tra quello che ha rappresentato Silvio Orlando come Alter Ego cinematografico dei personaggi scritti da Starnone e Elio Germano arrivato ormai ad un processo di maturazione attoriale che lo rendono il migliore attore che c’è in questo momento in Italia.

Con Confidenza, Daniele Luchetti compie un bel passo avanti da un punto di vista registico. Prende il libro di Starnone, lo fa riscrivere dal suo fidato Francesco Piccolo e lo trasforma in un film Polanskiano anni 70 con tracce kafkiane dove il protagonista piccolo piccolo rimane incastrato come un topo in una trappola costruita dalle sue menzogne. Un uomo che vede nel suo suicidio l’unico modo per espiare i suoi peccati ma che alla lunga è talmente privo di carattere che solo la fuga verso l’oblio sia l’unica cosa che lui sappia oggettivamente fare.

Il fulcro di tutto il film è nel compito che Pietro Vella, carismatico professore di un liceo di periferia, dà ai suoi allievi sulla distinzione e soprattutto il legame che unisce questi due sentimenti molto forti dentro ognuno di noi soprattutto a quell’età: Amore/Paura.

E nella vita di Pietro, Amore e Paura hanno un nome e cognome: Teresa Qaudraro. La sua studentessa più dotata e promettente, una ragazza che lo guarda con un’ammirazione che alimenta un narcisista patologico, una ragazza segnata dal suo essere orfana e quindi alla ricerca di un amore matura, che ha uno sguardo mefistofelico che diventa ancora diabolico quando si nasconde dietro lo splendido sorriso (da vedere il volto di Federica Rosellini per credere).

Questo amore tra prof e allieva si trasforma al più presto in quello che oggi viene comunemente chiamato “Amore Tossico” e il doppio nodo che legherà i due innamorati (qui ritornano i Lacci tanto cari a Starnone) è la confidenza che si daranno ad un orecchio di un segreto inconfessabile che cambierebbe in modo drastico la vita di entrambi.

Per Pietro quello di Teresa è una cosa “Molto Brutta”, per Teresa è una cosa così drammatica da far finire drasticamente la loro relazione.

Inizia così uno strano gioco al massacro che vede coinvolti i protagonisti del film, ma è anche un gioco al massacro che il regista fa con noi ignari spettatori.

Da un lato noi non sappiamo quale sia questa ombra che aleggia sulla vita di Pietro prossimo ad essere premiato direttamente dal Presidente della Repubblica per il suo contributo nei confronti della Scuola Italiana, ma di contro Luchetti ci rappresenta un uomo all’apparenza al di sopra di ogni sospetto che in realtà ha fondato il suo successo sul suo essere meschino e sul fascino che ha esercitato non solo su Teresa, ma anche sulla moglie Nadia (Vittoria Puccini che sta diventando sempre di più l’erede della borghesia nevrotica rappresentata da Margherita Buy), sulla sua amante Tilde (Isabella Ferrari ormai specializzata nel ruolo della Milf che scombussola gli pseudo intellettuali radical chic) e soprattutto sulla figlia Emma (Pilar Fogliati sempre più brava a cui Luchetti dedica la scena più dolorosa del film) che lo idolatra al punto tale che farebbe di tutto pur di fargli avere quell’onorificenza. Addirittura, far arrivare da Boston, un’eccellenza italiana come la matematica Teresa Quadraro che non vede l’ora di descrivere a tutti chi è il suo amato professor Vella.

Daniele Luchetti è molto bravo a rendere secondario questa pericolosa “Confidenza” per mettere al centro tutte le debolezze del “Maschio” moderno, usando a suo piacimento tutta la fisicità di Elio Germano. Soprattutto nel metaforico e grottesco finale mi ha ricordato il legame che ha unito Elio Petri con l’immagine simbolica dell’italiano medio che veniva incarnato da Gian Maria Volontè.

Confidenza è un film di non facile lettura nonostante la sua origine letteraria.

È un film che sfida lo spettatore, un film che gli lancia 100 domande senza dare alcuna risposta lasciando a noi in sala tutto il tempo per sedimentare quella giusta. Facendoci accompagnare dalle note di Thom Yorke che rappresentano al meglio i tormenti quasi soffocanti e soffocati di un uomo che ha ingannato tutti ma soprattutto sé stesso.

Voto 7

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