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La donna che visse due volte

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La donna che visse due volte

di Scotty
10 stelle

Tu credi che sia possibile che qualcuno appartenente al passato, un defunto, riesca... riesca a prendere possesso di un essere vivente?”. Basterebbe questa domanda che James Stewart si sente rivolgere all'inizio del film a spiegare molto del significato di Vertigo.

Andiamo, però, con ordine. La trama è arcinota: John “Scottie” Ferguson, poliziotto in pensione affetto da acrofobia, viene incaricato da un suo vecchio amico, Gavin Elster, di pedinare la moglie Madeleine, che negli ultimi tempi ha assunto un comportamento sempre più strano, simile a quello di chi si dissocia progressivamente dalla realtà per vivere in un mondo passato, forse mai esistito, che al tempo stesso lo attrae e lo spaventa. La donna sembra essere ossessionata da una certa Carlotta Valdes, che si scoprirà essere la bisnonna di Madeleine, ripudiata da un uomo antico e troppo autoritario e costretta ad abbandonare la figlioletta. Dopo aver salvato Madeleine da un primo tentativo di suicido, Scottie inizia a provare qualcosa per Madeleine: i due prendono a vedersi sempre più di frequente e si confessano l'amore reciproco. La donna, però, non riesce a liberarsi dalle sue ossessioni e, nel tentativo di farle rivivere il sogno ricorrente che tanto la angoscia, Scottie la conduce in un'antica missione ora abbandonata. Madeleine, dato l'ultimo bacio a Scottie, sale di corsa le scale che portano alla sommità del campanile, dal quale si getta, togliendosi la vita. Scottie, paralizzato dall'acrofobia, fa appena in tempo a vederla cadere. Sotto shock per l'accaduto, Scottie diventa l'ombra di se stesso, finché un giorno, per strada, incontra una donna straordinariamente somigliante a Madeleine, di nome Jude. La segue nella camera d'albergo, le racconta la sua storia e lei, dapprima diffidente, inizia ad ascoltarlo e ad assecondare le sue richieste. Scottie è premuroso con lei: la invita a cena, le compra dei vestiti, ma sono subito evidenti i suoi tentativi di ricostruire Madeleine. Ora è lui ad essere ossessionato da una donna appartenente al mondo dei morti. A questo punto Hitchcock fa qualcosa di inaspettato: tramite un flashback, ci mostra che in realtà Madeleine e Jude sono la stessa persona, ingaggiata da Elster per dissimulare l'omicidio della vera moglie. Poco dopo, anche Scottie si rende conto che Jude è in realtà Madeleine. Ora è lui a voler rivivere l'incubo del suicidio di Madeleine per liberarsi dal senso di colpa che lo attanaglia. All'insaputa di Jude, la porta quindi alla missione, dove la costringe a salire in vetta al campanile. Qui i due discutono, sino a quando una suora, attratta dalle loro voci, sale sul campanile. Jude, spaventata dall'apparizione improvvisa della religiosa, ha un sussulto, perde l'equilibrio e cade dal campanile. Scottie è finalmente libero dall'acrofobia.

La donna che visse due volte è probabilmente il film più crudele e al tempo stesso più complesso mai realizzato da Hitchcock. Un film che affonda le sue radici nella mitologia, tant'è che qualche critico, nelle sue recensioni, lo ha paragonato al mito di Orfeo ed Euridice. Sicuramente, è un film che sin dall'inizio fa riflettere sul tema del doppio e sulla vertigine, visivamente raffigurata in modo splendido dalla figure spiraliformi che, a partire dai titoli di testa, si ripetono sistematicamente per tutta la durata del film, culminando nelle acconciature di Carlotta Valdes e Madeleine.

Vertigo, però, è anche uno splendido esempio di maestria cinematografica. Oltre alla rappresentazione della vertigine che verrà descritta tra breve, le invenzioni visive che Hitchcock mette in campo sono numerose. Si nota, per esempio, un marcato utilizzo di filtri che conferiscono un alone di mistero ad alcune scene clou. Una su tutte, la scena in cui Madeleine visita la tomba di Carlotta Valdes: pur essendo nel pieno di una giornata ricca di sole, i contorni appaiono sfumati, quasi onirici, a sottolineare una volta di più il labile confine tra sogno e realtà. Anche l'uso del colore riveste un ruolo di primaria importanza. La stola che avvolge Madeleine quando Scottie la vede per la prima volta è verde, così come è verde l'abito indossato da Jude quando Scottie la incontra per strada. Il verde domina le scene ambientate al mercato dei fiori e nel cimitero. Verde è l'insegna che illumina la stanza d'albergo in cui vive Jude. Quest'ultima, in particolare, consente ad Hitchcock di creare un effetto particolare, come ricordato dallo stesso regista inglese a Truffaut: “...sulla facciata di questo hotel c'è un insegna al neon verde che lampeggia ininterrottamente. Questo mi ha permesso di creare, senza ricorrere a degli artifici, lo stesso effetto di mistero sulla donna quando esce dal bagno: è illuminata dal neon verde, torna veramente dal regno dei morti”.

 

Il Doppio – Il tema del doppio, evidente già dal titolo italiano che pur si discosta completamente dall'originale Vertigo, è uno dei cuori pulsanti del film. In effetti, due sono – almeno all'apparenza – le donne di cui si innamora James Stewart, due sono le storie che vengono raccontate (Madeleine e Scottie prima, Jude e Scottie poi), due sono le donne che muoiono alla missione. Ma questi non sono che gli aspetti più evidenti del numero due. Approfondendo appena un po' di più l'analisi, infatti, si vede come in realtà due siano le vite che, contemporaneamente, vivono i protagonisti. Non solo Madeleine rivive la vita della sua antenata Carlotta Valdes, ma addirittura è Jude a dare corpo a Madeleine, in un'intricata spirale in cui realtà, inganno, sogno e pazzia si avvinghiano inestricabilmente. Scottie, inoltre, dopo aver vissuto il trauma della perdita di Madeleine, sente di dover rivivere la stessa storia con Jude per darle un finale diverso. Purtroppo non sarà così, anche se la consapevolezza di aver perso per sempre l'amore idealizzato della sua vita sembra sufficiente per fargli vivere una serena rassegnazione. Tutto ciò, porta direttamente al secondo tema portante del film: la psicanalisi.

 

Sogno e psicanalisi – La donna che visse due volte è certamente il film più psicanalitico di Hitchcock. Madeleine prima e Scottie poi sembrano poter comprendere realmente quali sono le loro ossessioni ed i loro conflitti più profondi solo attraverso l'analisi dei loro sogni. “È come sei io stessi percorrendo un lungo corridoio che è ricoperto di specchi... e alcuni frammenti di quegli specchi sono ancora là... e quando arrivo alla fine del corridoio non c'è altro che oscurità... e io so che, addentrandomi nell'oscurità, vado a morire”. Questo è il sogno che Madeleine racconta a Scottie. Un lungo corridoio scuro puntellato da frammenti di specchi che, forse, riflettono la vita di Carlotta Valdes che si sta lentamente duplicando, come rispecchiata, nella vita di Madeleine. Alla fine del corridoio, il buio: Carlotta quel corridoio lo ha percorso tutto, sino a darsi la morte. Madeleine farà altrettanto, ma spinta da un destino beffardo che la farà precipitare dal campanile. Dopo la morte di Madeleine e prima dell'incontro con Jude, Scottie sognerà spesso la missione, ma nel sogno sarà lui a precipitare dal campanile, un tentativo inutile dell'inconscio di liberarsi del peso della colpa. L'ossessione di Scottie per Madeleine continua a salire, spinta anche dalla vista di Jude, e lentamente si trasforma in una vera e propria malattia, che arriva a sfociare in una sorta di necrofilia incorporea. Questa, almeno, era l'intenzione di Hitchcock: “Tutti gli sforzi di James Stewart per ricreare la donna, cinematograficamente, sono mostrati come se cercasse di spogliarla invece che di vestirla. E la scena che sentivo di più era quando la donna torna dopo essersi fatta tingere i capelli di biondo. James Stewart non è completamente soddisfatto perché non ha raccolto i suoi capelli in uno chignon. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che è quasi nuda davanti a lui, ma si rifiuta ancora di togliersi le mutandine. Allora James Stewart si mostra supplichevole e lei dice «D'accordo, va bene», e ritorna nel bagno. James Stewart attende. Attende che ritorni nuda questa volta, pronta per l'amore”. La morte di Jude, forse, libera Scottie dalla necrofilia, anche se non sembra in grado di restituirgli una vita.

 

Vertigine – Il tema della vertigine è il terzo trave portante del film. Afflitto dall'acrofobia, Scottie, vittima del complotto ordito alle sue spalle dall'amico Elster, è a sua volta vittima di se stesso, incapace di salvare Madeleine non per sua colpa, ma ciononostante devastato dai sensi di colpa per l'accaduto. In questo è ravvisabile, forse, un retaggio dell'educazione fortemente cattolica impartita in gioventù ad Hitchcock dai gesuiti, periodo del quale il regista inglese conservava il ricordo delle punizioni immotivate che quotidianamente toccavano agli studenti. La vertigine, ossia la paura di cadere nel vuoto, assume quindi una connotazione morale, oltre che fisica. Incapace di reagire agli eventi, Scottie si lascerà cadere nell'apatia, sprofondando in quello stesso baratro che tanto lo spaventava. Tecnicamente, il senso della vertigine è ricreato in modo magistrale da Hitchcock nella celeberrima scena del campanile. Ecco come Hitchcock ne parla a Truffaut: “Già quando stavo girando Rebecca, nella scena in cui Joan Fontaine sveniva, volevo mostrare che provava una sensazione speciale, che tutto le si allontanava prima della caduta. Mi ricordo sempre che una sera, al ballo del Chelsea Art, all'Albert Hall di Londra, mi ero ubriacato terribilmente e avevo avuto questa sensazione; tutto si allontanava molto da me. Ho voluto ottenere questo effetto in Rebecca, ma invano, perché questo è il problema: restando fisso il punto di vista la prospettiva deve allungarsi. Ci ho pensato per quindici anni. Quando me lo sono chiesto di nuovo nella Donna che visse due volte, il problema si è risolto servendosi di un dolly e dello zoom, simultaneamente. Ho chiesto: «Quanto mi costerà?». «Cinquantamila dollari». «Perché?». «Perché dobbiamo mettere la macchina da presa in alto sulla scala e costruire un meccanismo per sollevarla, mantenerla nel vuoto, sistemare un contrappeso, ecc.». Allora ho detto: «Non ci sono personaggi in questa scena, è un punto di vista. Perché non costruire una tromba delle scale in modellino, appoggiarla orizzontalmente per terra e fare la nostra ripresa: carrellata-zoom sul piano?». È costato solo diciannovemila dollari”.

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