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C'era una volta un merlo canterino

Regia di Otar Iosseliani vedi scheda film

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La recensione su C'era una volta un merlo canterino

di Zarathustra
8 stelle

Buono ma non eccezionale. Forse gli manca quel pizzico di surrealtà espicita di un film come "addio, terraferma" ma, in ogni caso è un film che fa pensare e non delude. Ghira è circondato da donne del suo passato come lo spazio non fosse poi tanto grande, un ambiente stretto come in un sogno e, come in un sogno, il protagonista si muove e rischia più volte la vita con semplicità e naturalezza (come il bicchiere avvelenato in laboratorio, la botola aperta a teatro o i mattoni che gli cadono quasi in testa) fino al tragico finale (in fondo c'era da aspettarselo). Ricorrente è l'ossessione del tram, sembra un sogno nel quale è già scritto come andrà a finire, il tram è un'altra ossessione dell'inconscio. Il protagonista è un distratto che sembra fuori dal mondo e si muove con una leggerezza che solo il monsieur Hulot di Tati aveva ma, sa essere puntuale, o quasi, agli appuntamenti che contano come alla festa della zia, al finale del concerto (dopo 90 minuti di pausa!) e anche puntuale al momento della morte in corrispondenza dell'arrivo di quel tram tante volte sovrapposto alla sua immagine. Oltre alla leggerezza di movimento Iosseliani ha uno sguardo lucido e molto attento sul mondo, che è un mondo perfetto nel senso di ritmo, tutto torna in un principio di tempo e spazio, l'unico ad essere fuori è Ghia. Ghia è oltre lo spazio ed il tempo e questo lo rende fuori dal mondo incapace di vivere in quel luogo. Questa è poesia, un ragazzo che arriva in ritardo a lavoro perchè stava su un prato a godersi il paesaggio verde e l'aria di campagna (scena iniziale) è poesia. Malgrado ciò il film, come ho già detto, manca di qualcosa; è troppo poco esplicito e non si adatta al personaggio protagonista, c'è il tocco del grande regista ma manca una vera forza di narrazione. In ogni caso il finale è stupendo, il tempo passa e tutti si sono dimenticati di quel ragazzo spensierato e distratto che è così tanto diverso da loro, un ragazzo che malgrado tutto era molto, molto solo in una società (borghese) che assopiva il suo istinto (libertà) e non lo faceva sognare (l'incubo filmico del tram è un frenare il sogno).

Sulla colonna sonora

A tratti poeticamente fredda e profonda.

Su Gela Kandelaki

Ottimo protagonista del film, distratto e "fuori" senza mai apparire sofferente. Un personaggio ben curato e ben recitato.

Su Otar Iosseliani

Una regia leggera che ha uno sguardo distaccato ma sa essere anche molto sofferente. Iosseliani è un poeta della macchina da presa.

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