Regia di Aurelio Grimaldi vedi scheda film
Il percorso artistico del siciliano Aurelio Grimaldi, è francamente bizzarro. Sceneggiature (“Mery per sempre”, “Ragazzi fuori”...), un esordio che colpì (“La discesa di Aclà a Floristella”), opere di suggestivo manierismo e simpatica sgradevolezza (“La ribelle”, “Le buttane”, “Nerolio”), libri, corti, documentari sinceri, impegnati, militanti; ma anche cadute incomprensibili nel trash (tra l’altro neppure “teorico-programmatico”) con film scult già “mitici” tipo “Il macellaio” e “La donna lupo”. Meraviglia, allora, ancora di più questo “Iris”, praticamente un remake di “Il palloncino bianco” di Panahi, trapiantato nella minuscola e bellissima isola di Ustica, fra dialetti e vicoli stretti, mare che incalza e avvolge, sole che picchia e accende e una bambina che vuole, a tutti i costi, regalare dei fiori alla sua mamma, nel giorno del suo compleanno. Lo stile neorealista è la misura del coraggio di Grimaldi, che si affida alla meravigliosa e sfrontata faccia della sua vera figlia, alla forza naturale del paesaggio, a personaggi “presi dalla strada” per trasformare il “poverismo” reale (budget bassissimo) e allegorico (l’isolamento mediterraneo come metafora rovesciata di una ritrovata gioia di vivere) in una felice felicità rintracciabile, ormai, solo nei sud del mondo.
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