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Yi Yi. E uno... e due...

Regia di Edward Yang vedi scheda film

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La recensione su Yi Yi. E uno... e due...

di FilmTv Rivista
8 stelle

Carte in tavola: “Yi Yi” è uno dei grandi film dell’anno. Peccato che esca adesso e saranno in pochi a vederlo. Pochi ma fortunati. Qualche anno fa, il quotidiano francese “Libération” pose ad alcuni registi una semplice domanda: perché fate dei film? Edward Yang rispose con una risposta altrettanto semplice: «Perché fare dei film mi permette di evitare di parlare». “Yi Yi” è un film semplice e dolce. È semplice come il suo titolo che significa “uno, uno” ed equivale al nostro “e uno, e due”, espressione usata dai musicisti per dare il tempo di un brano. E uno, e due, e via per quasi tre ore di un film da cui Yang vorrebbe che uscissimo «contenti come se fossimo andati a incontrare degli amici». Yang aggiunge: «Se gli spettatori, dopo il film, dicessero invece che hanno incontrato un regista, il mio film sarebbe un fallimento». In “Yi Yi” si incontra una famiglia taiwanese. Il padre lavora in una società di informatica e comincia a chiedersi se la sua vita avrebbe potuto essere diversa. La madre Min-Min sente il vuoto delle sue giornate e si rivolge per avere qualche risposta al santone di un monastero. La figlia adolescente Ting-Ting scopre i primi brividi amorosi. Il piccolo Yang-Yang, il filosofo di casa, fotografa la nuca di ciascuno per aiutarlo a “scoprire l’altra faccia della verità”, quella che nessuno riesce a vedere. Nella vita del padre riappare dopo trent’anni una donna di cui era innamorato. La nonna si sente male ed entra in coma. C’è anche un delitto. C’è, insomma, la vita con i suoi alti e bassi, e ci sono tanti personaggi con le loro ansie e gioie, tenerezze e malinconie. Gli amici che Yang ci fa incontrare provano, come noi, tutte le sfumature del vivere. Leggerezza, equilibrio e serenità sono i segni distintivi di “Yi Yi”. È vero che la regia non si sente, non pesa. Ma la si vede, e come, nel gusto della composizione di ogni inquadratura, nella limpidezza e naturalezza dello sguardo. “Yi Yi” è semplice e bello di quella semplicità e bellezza che vengono da un’intelligenza e da una saggezza, molto orientali, che sanno prudentemente nascondersi.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 28 del 2002

Autore: Bruno Fornara

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