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Questa è la vita

Regia di Arturo Ripstein vedi scheda film

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La recensione su Questa è la vita

di Aquilant
4 stelle

Una rivisitazione del mito di Medea presumibilmente, seppur riproposta in chiave smaccatamente grandguignolesca. Per essere più precisi, un affresco virato al rosso di un’atavica violenza memore degli innumerevoli tributi di sangue pagati dalla martoriata terra messicana in nome di aneliti di libertà a lungo calpestati da fantomatici libertadores al suono di “Arriba la revolucion!” L’avvenire della protagonista appare completamente governato dal fato, avviato in una direzione prestabilita in virtù di una ben precisa concatenazione di avvenimenti che implacabilmente preludono ad un epilogo fatale sinistramente sbandierato con agghiacciante noncuranza, quasi una mortale quiete preceduta da una tempesta densa di presagi, in una pellicola che richiama a più riprese il sacrificio del sangue con agghiacciante determinazione e perentorietà. Letteralmente schiacciata da ossessivi piani sequenza, soffocata nel suo respiro ansimante da una rigorosa visione in soggettiva, la donna dà libero sfogo ad una serie di ossessivi monologhi, in preda a disperati soliloqui senza sbocco alcuno, offrendosi in olocausto al pubblico cinematografico con quella foga e passionalità che solamente le donne latine sono capaci di dispiegare, mettendo nel contempo generosamente in piazza tutta la sua avvilente condizione di moglie tradita. Dal canto suo il regista la elegge a rappresentante di tutta quella interminabile schiera di donne sudamericane sottomesse ed umiliate da maschi latini indotti dal loro orgoglio al ruolo di portabandiera di un machismo adottato come pretesto per calpestare ogni elementare diritto di convivenza civile. E se gli istinti repressi che albergano nella maggior parte degli esseri umani inducendoli a caricarsi talvolta di un sovrappiù di adrenalina ci suggerirebbero un giudizio non completamente negativo nei riguardi di questa dissestata “cinenovela in salsa messicana”, il suo finale purulento in grado peraltro di far morire letteralmente d’invidia dal tramonto all’alba il pluricelebrato Rodriguez ci induce ad una ben diversa opinione a riguardo. E poi sinceramente di ulteriori Mariachi non ne sentivamo affatto il bisogno. Ci aveva già stufato il primo ammazzasette (per non parlare del secondo!)

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