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Un anno di scuola

Regia di Franco Giraldi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un anno di scuola

di Baliverna
8 stelle

ANTICIPAZIONE DEL FINALE - C'era una volta la bella televisione, i bei sceneggiati, la bella fiction (se vogliamo esprimerci in termini moderni). Questo film di Giraldi ne è un ottimo esempio: bravi attori che s'impegnano, personaggi tratteggiati con attenzione, dialoghi ben scritti, una regia attenta ma non invadente o virtuosistica, un tono sobrio e sincero, alto livello culturale, zero banalità.
Il film dipinge con efficacia la situazione a Trieste alle soglie dello scoppio della prima guerra mondiale tra umori nazionalistici, nuove teorie filosofiche, e l'ancora presente Austria-Ungheria. Per il resto, il film rappresenta con efficacia le dinamiche interne ad una classe di soli ragazzi in cui si inserisce ad un certo punto una ragazza, piuttosto carina per giunta. E' come giocare coi fiammiferi in un fienile...
La pellicola ha anche un messaggio femminista abbastanza forte per l'indipendenza della donna, per la quale invoca sia una posizione professionale, che l'assenza di legami affettivi. Tuttavia, il finale stempera un po' questo messaggio, mostrando una protagonista sì affermata proffesionalmente, sì senza legami sentimentali, ma anche triste e amareggiata perché appunto sola. La sua solitudine, per di più, appare più dovuta all'inettitudine maschile che ad una scelta esplicita di lei. Quando l'amore bussa al suo cuore, infatti, lei apre. Cioè, innamoratasi ricambiata di un compagno di classe, aspetta che questo si faccia avanti con la fatidica proposta, ma quello si perde in gelosie fuori luogo, uno stupido orgoglio, e un eccessivo attaccamento alla madre. Sostanzialmente, il momento favorevole viene sciupato da lui. Anche gli altri ragazzi della classe hanno pesanti disabilità caratteriali, come quello che fa lo sbruffone ma poi è fragile, e tenta il suicidio perché, innamorato della ragazza, non ne viene ricambiato. Nonostante questi ragazzi siano così deboli quando si tratta di fare gli uomini nel senso buono, ardono di voglia però per fare gli eroi in guerra, e non capiscono che in realtà andranno a fare i buoi portati al macello.
Giraldi è bravo nel tratteggiare le psicologie dei personaggi e una complessa storia d'amore, come pure il clima culturale di un'epoca e di un luogo. Un altro pregio del film è che il regista non presenta figure schematiche e didascaliche, anche dove verrebbe di farlo. Persino il padre della protagonista, infatti, che per mestiere presta denaro e a volte si rivale sulle proprietà dei suoi clienti, è un personaggio non del tutto negativo. Laura Lenzi è brava e dà consistenza alla sua figura di ragazza ribelle, femminista e atea, lacerata tra amore e idee, e destinata alla solitudine. Il bilingue Mario Adorf, con il suo lieve accento tedesco, recita non doppiato e finisce in tal modo per servire il suo personaggio di professore viennese inviato a Trieste.
Da far vedere in orari accessibili, per mostrare a tutti com'era la nostra televisione, e come da allora è cambiata.



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