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Snatch - Lo strappo

Regia di Guy Ritchie vedi scheda film

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La recensione su Snatch - Lo strappo

di FilmTv Rivista
8 stelle

II pazzi e scatenati del primo film di Guy Ritchie (“Lock & Stock”) sono ancora in azione tra Londra e gli Stati Uniti. Ognuno perso, ognuno diverso, ognuno a rincorrere i propri guai. Con quei nomi, Franky Quattrodita, Boris Lametta, il Turco, Testarossa, ”Pallottola al dente“ Tony, Mickey O’Neil, Doug ”La Zucca“, la vita dei protagonisti del sottobosco malavitoso non può che essere spericolata ed esagerata. Incontri, truccati e clandestini, di boxe a mani nude, cani birbanti, camper nuovi da regalare alla mamma zingara, maiali avvezzi a smaltire i cadaveri di chi ha sbagliato, colpi dei soliti idioti, raggiri, stangate, tranelli e tradimenti. In questo underworld, pieno di swing, vale il codice del disonore. Le ”sterle“ sono importanti e fanno girare il mondo e questa volta la corsa di tutti contro tutti è lanciata da un enorme diamante. Il tempo, l’affare e la macchina da presa incalzano e mettono in fibrillazione un bestiario criminale perfetto per un gangster-movie e per una commedia slapstick. Doppio registro narrativo tenuto sotto controllo dal regista/sceneggiatore il cui primo ciak, fuori campo, coincide con un casting originale, brioso e indovinato. Brad Pitt si rilassa nel ruolo dello zingaro-pugile irlandese, dall’idioma incomprensibile, Benicio Del Toro si ”maschera“ da rapinatore e tutti gli altri (molti arrivano dall’opera prima di Ritchie) abbracciano i ruoli con orgoglio e autoironia. Mentre il regista gioca con i dialoghi e con le inquadrature, i suoi attori, appena usciti dalla scuola dei duri, spietati, furbi, smaliziati e infantili, si lanciano, come maratoneti, nella pista disegnata per loro da un intreccio arzigogolato, straripante, fratto. La doppia velocità è l’unità di misura della forma narrativa. Il colpo di scena è la norma e non l’eccezione. La ronde dei balordi, feroci e ridicoli, vigliacchi e cialtroni, accelera e frena all’improvviso. Flash avanti e indietro, frame stop, ralenti, tagli vorticosi tonificano uno spiritoso e arguto talento visivo. La frenesia è il bioritmo cinematografico che coniuga neopop e l’irresistibile sfrontatezza del cool.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 13 del 2001

Autore: Enrico Magrelli

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