Regia di Joe Charbanic vedi scheda film
Joel Campbell (Spader) è un ex poliziotto insonne, psicanalizzato e in colpa per la solita vittima non salvata. Trasferitosi a Chicago, viene preso di mira dal serial killer che aveva seguito per anni (Reeves). Costui lo sfida, gli invia delle foto di donne e gli dà 24 ore per identificarle, dopodiché le ucciderà. Inutile dire che detective e omicida sono speculari (per sicurezza, ci sono battute del tipo: «Noi due siamo yin e yang, bianco e nero»), anzi Spader è molto più ambiguo e bravo di Keanu Reeves, sexy ma dall’aria bonacciona. Per farla breve: “Watcher” è una copia smorta di “Seven”, di cui eredita anche l’idea della metropoli come inferno (inutilmente straordinaria la Chicago fotografata da Michael “Toro scatenato” Chapman). L’elemento comune alle vittime è l’essere parte della “folla solitaria”; lo squallore e la solitudine fanno sì che della loro scomparsa non si occupi nessuno. Il regista viene dal videoclip, e si vede: solarizza a casaccio, infila citazioni fichissime (“Matrix”, De Palma) ma non è in grado di tenere il ritmo per più di trenta secondi. E non se ne può più dei film che tirano in ballo lo sguardo- l’omicidio come bella arte- il panopticon- il blowup- e via metacinemando, ma poi sono girati come telefilm drogati.
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