Espandi menu
cerca
Dentro la grande mela

Regia di Tony Bill vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Baliverna

Baliverna

Iscritto dal 10 luglio 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 105
  • Post 4
  • Recensioni 2108
  • Playlist 26
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Dentro la grande mela

di Baliverna
8 stelle

Il film è costituito dalle storie di una serie di personaggi eterogenei, le quali vengono ad intersecarsi per caso nel guazzabuglio di tensioni e disagio sociali che è il Bronx del 1964. E' un'opera molto pessimista. L'ambientazione non è casuale, anche perché si parla ampiamente delle tensioni razziali negli USA dei quegli anni, con i movimenti di protesta dei negri del Mississipi, guidati da Martin Luther King. Ciò che accomuna i personaggi è il grado minore o maggiore di miseria umana, di disagio sociale, in diversi casi di stupidità. Il ragazzo interpretato da Tim Robbins è in fondo una brava persona, che da poco ha deciso di appoggiare la causa dei neri del Sud, ma si ritrova una madre invadente ed apprensiva. Il suo mancato riferire al figlio della telefonata della ragazza (Jodie Foster) che chiedeva aiuto - per stupidi motivi di "protezionismo" e direi anche di gelosia - è dopo tutto l'atto che innesca tutta la tragedia che si sviluppa nel film. L'ex-carcerato interpretato da John Tuturro è un ragazzo profondamente disadattato, pericoloso, rovinato da una madre (ancora lei) pazza. La sua pazzia consiste nel vedere il figlio adulto come ancora il suo bel bambino, senza problemi e senza lati negativi; non è un caso estremo di un male diffuso? Le due ragazze, dal canto loro, sono un triste esempio di stupidità e di superficialità: si drogano, si svegliano nel letto di qualcuno senza ricordare come ci sono arrivate, e si divertono con passatemi che comportano il rischio della vita. E i loro ragzzi non sono da meglio.
Il film è dotato, specie in certe sequenze, di notevole forza drammatica, ed è persino spietato nel mostrare certe situazioni di violenza e sofferenza. La scena finale, dove l'attivista negro non si accorge del razzismo delle persone nel negozio, è quasi beffarda.
La sigla ha la musica dei Beatles, con la canzone In My Life, che fa pensare al fatto che la storia può essere autobiografica per qualcuno (scneggiatore? regista?).
Da vedere, anche se a stomaco stretto. Se si ha voglia di una serata spensierata, è meglio scegliere qualcos'altro.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati