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DeAndré#DeAndré - Storia di un impiegato

Regia di Roberta Lena vedi scheda film

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La recensione su DeAndré#DeAndré - Storia di un impiegato

di barabbovich
8 stelle

Dopo Effedia (2008), Faber in Sardegna (2015), Principe libero (2017) e Il concerto ritrovato (2020), il quinto lungometraggio dedicato a Fabrizio De André è, in realtà, la versione di Cristiano, il primogenito del grande cantautore genovese. È lui che, nel comodo della casa avita all'Agnata, in Sardegna, racconta il difficile rapporto col padre, in concomitanza col tour che lo ha portato nei teatri di mezza Italia per riproporre Storia di un impiegato, il capolavoro che nel 1973 Faber dedicò al movimento del 1968 e che, in qualche modo, sancì il passaggio del cantautore ligure a una militanza anarchica sempre più radicale e antiborghese. Dopo averlo portato in teatro, Roberta Lena cura anche la regia del film e dello spettacolo musicale, mirabilmente impreziosito dagli straordinari arrangiamenti di Cristiano De André e Stefano Melone. Ma riesce soprattutto nel miracolo di costruire un film di straordinaria sincerità, il ritratto intimo, ma non cede mai alla tentazione di fare della pornografia dei sentimenti, di un figlio in costante difficoltà con la gigantesca e contradditoria figura paterna, un eterno ragazzo ultracinquantenne consumato nei lineamenti e nel corpo, a cui si aggiunge un inedito sigmatismo. Costruito con un'alternanza di racconto, immagini (per lo più inedite) di quadretti familiari e brani del concerto, il film è arricchito da un linguaggio filmico vivacissimo e variopinto (talvolta troppo), che spazia tra animazioni, uso dei droni, riprese in campo lunghissimo, macchina a mano e figure digitalizzate.

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