Regia di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne vedi scheda film
Con i montaggi estrosi e le altre ghezzate di Ghezzi, che oltretutto parla in modo incomprensibile, non si capisce bene se il suicidio in bianco e nero (commesso da Rosetta lasciandosi affogare quasi per gioco dove prima aveva pensato di lasciar affogare il suo amico, ma dove prima ancora la madre aveva abbandonato lei dopo averla spinta in acqua, per andare a ubriacarsi) che precede il racconto a colori fa parte del film, anche se precede i titoli di testa (cosa che ormai si usa spesso); così avevo creduto rivedendo sempre il film registrato allora; solo ora che lo rivedo in DVD mi accorgo che quel suicidio messo in testa da Ghezzi era, appunto, una delle sue ghezzate. Devo perciò ritoccare il commento al film che avevo mandato prima. Intanto, se Rosetta non si uccide lasciandosi affogare allora alla fine organizza di morire con il gas assieme alla madre ubriaca (come è evidente se non si è ingannati da quel falso episodio iniziale); ma allora l’ultima inquadratura, dell’amico tradito che le tende la mano per aiutarla a rialzarsi e lei la prende, è una apertura alla speranza... per quanto si possa parlare di speranza in una situazione in cui la tragedia non sarebbe in un suicidio finale bensì prima, in tutta una vita (e un film) che annunzia, suggerisce e quasi impone la morte, la tentazione al suicidio, come necessaria liberazione e/o purificazione di una ragazza che per troppa ansia di purezza rifiuta compromessi mortificanti come il lavoro nero, gli aiuti, le elemosine, il furto al datore di lavoro … fino a desiderare la morte del suo unico amico e poi a tradirlo denunciandone il furto per ottenere il lavoro regolare al posto suo. Ma dopo averlo ottenuto lo lascia, per uccidersi. Si uccide per rimorso e per purezza, dopo aver preparato la morte della madre per pietà. Un quadro di vita dolorosa senza denunce, e descritto con tanto amore privo di patetismi. Intenso, bello.
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