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Malìa (vergine e di nome Maria)

Regia di Sergio Nasca vedi scheda film

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La recensione su Malìa (vergine e di nome Maria)

di mm40
6 stelle

Nasca è stato una meteora negli anni settanta e ottanta italiani; una meteora però atipica, un regista che si è saputo dedicare a tematiche scottanti, mettendo in scena film di esplicita critica sociale, ed al contempo servirsi dei protagonisti di quella torbida (quando non direttamente ripugnante) stagione del nostro cinema che è stata la commedia scollacciata. Qui per esempio c'è un grandissimo Alvaro Vitali, in una delle sue caratterizzazioni, senza ombra di dubbio alcuna, migliori di sempre. La storia è farina del sacco dello stesso regista, a dimostrazione della vena 'autoriale' da cui egli stesso parte; eppure non mancano le scenette ad alto contenuto erotico, come un inquietante (e blasfemo) falegname Peppino (ovverosia la presunta incarnazione di San Giuseppe) che bacia le cosce divaricate della quattordicenne Maria (cioè la vergine). La soluzione finale del 'giallo' poi è addirittura ardita per il cinema italiano; i tagli della censura non tardarono ad arrivare, anche perchè la componente 'sexy' e spensierata della storia è davvero risibile al confronto della serie di provocazioni messe in scena: è un film troppo 'serio' per essere preso in considerazione nel filone delle Fenech e dei Banfi, ma pure un po' troppo sarcastico, comico, grottesco (ed una punta appunto di erotico) per rientrare nell'autoriale. In questo paradossale mix, la cifra stilistica del cinema di Nasca.

Sulla trama

In un paesino alle porte di Torino vivono alcuni immigrati poverissimi ed ignoranti. Una quattordicenne epilettica muore, ma dopo pochi giorni torna a muoversi e parlare: per la rozza comunità è un evidente miracolo. E, quando la ragazzina viene scoperta incinta, è altrettanto chiaro che la vergine Maria si è impossessata del suo corpo per dare alla luce il nuovo messia. L'unico a non crederci, però, è proprio il prete locale.

Sulla colonna sonora


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