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Magnolia

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Magnolia

di sasso67
8 stelle

Il mio atteggiamento nei confronti dei film "corali" come questo è sempre bivalente. Da un lato rimango sbalordito dalla capacità del regista di intrecciare così tante storie in maniera da ricordare un meccanismo ad orologeria svizzero. Dall'altro lato, però, penso che magari un altro regista avrebbe saputo trarre un film da ogni singolo segmento del film, e che forse proprio una mancanza di fiato sulla lunga distanza abbia costretto l'autore a frammentare la trama.
Qui seguiamo le vicende di un poliziotto logorroico che s'innamora di una cocainomane figlia di un presentatore di quiz televisivi, il cui produttore sta morendo di cancro, mentre la giovane moglie tenta il suicidio per il rimorso di non averlo amato abbastanza, mentre il figlio abbandonato anni prima è diventato un guru della conquista sessuale rampante e imbroglione. E a queste si intrecciano altre storie che è interessante seguire, ma inutile ripercorrere qui. Il film di Anderson comincia in maniera folgorante, con una serie di coincidenze che potrebbero essere vere ("eppure è accaduto" è l'epigrafe del film), culminanti con l'impiccagione di tre criminali che si chiamano Green, Berry e Hill, come il nome del quartiere nel quale si svolgono le vicende di Magnolia (Roseberry Hill). Purtroppo il film perde d'interesse mano a mano che procede, smarrendosi in particolari talvolta inutili talaltra poco credibili (la giovane Claudia aspira una quantità industriale di cocaina, tale da mandare K.O. Maradona e Lapo in coppia; la mogliettina del magnate morente va dal notaio per rinunciare all'imponente e imminente eredità; il guru del sesso piange al capezzale del padre morente dopo averlo infamato, l'innamoramento tra il poliziotto e la cocainomane è un po' troppo repentino, ecc.). Nonostante ciò, la prima ora di spettacolo salva l'intera operazione, soprattutto grazie alle avventure un po' tragiche e un po' picaresche del poliziotto Kurring (interpretato da Reilly, una volta tanto non nelle vesti del marito cornuto) e dell'ex bambino prodigio Donnie Smith (un bravo William H. Macy). Il finale batracometeorologico (ebbene sì: piovono rospi) sa un po' troppo di espediente tipo deus ex machina da teatro classico per convincere, eppure è impressionante e, come catarsi finale nel mondo d'oggi, funziona meglio di un "normale" diluvio universale.
Tra gli attori il migliore è, al suo ultimo film per il cinema, il vecchio Jason Robards, che recita dal letto di morte per tutto il tempo e nella realtà è morto per tumore al polmone appena un anno dopo l'uscita di questo film (alle estreme conseguenze la commistione tra arte e vita!). Julianne Moore, l'unico anello di congiunzione con il film che più si apparenta a questo ("America oggi" di Altman), è brava ma alterna troppo accenti minimalisti a esplosioni coprolaliche. Quanto a Tom Cruise va detto che è perfetto per il personaggio che interpreta, quanto meno fino all'agnizione finale, nella quale piange e si dispera sul letto dell'odiato genitore, dove si dimostra il solito vecchio e straconosciuto guitto.

Cosa cambierei

Troppo lungo, si rischia di addormentarsi. Vietato iniziare a guardarlo dopo le dieci di sera.

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