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2001. Odissea nello spazio

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su 2001. Odissea nello spazio

di alexio350
10 stelle

Nel 2001 una nave spaziale nelle interiora dell'universo a caccia di una vita intelligente che si è già manifestata: a bordo due astronauti vigili, tre ibernati ancora prima della partenza, e soprattutto Hall, l'intelligenza artificiale capace di sentimenti umani che porterà al collasso l'intera missione eliminando delle vite umane.

 

Nel 1968 Stanley Kubrick firma questo film di fantascienza, per molti aspetti un capolavoro. Prima di tutto come impatto visivo-sonoro, perché il regista grazie a un sapiente uso della musica classica e dei colori riesce a dare il senso dell'infinito, a disegnare la microscopica forza dell'uomo che - nonostante i progressi della tecnologia - sembra tuffarsi in un'avventura troppo grande, al di là delle sue risorse fisiche e psicologiche. Bellissima l'inquadratura dell'astronauta che si lancia dalla capsula per raggiungere la navicella madre, fluttuando per interminabili secondi nello spazio cosmico, nell'inchiostro senza fondo che lo avvolge.

 

Va detto che il regista ha seguito scrupolosamente un criterio di verosimiglianza - tutto quello che vediamo sullo schermo sarebbe almeno in teoria possibile o realizzabile.

 

Ma Kubrick si spinge al di là delle immagini, portando lo spettatore a riflettere sull'intero scopo dell'esistere. Nelle prime scene ecco le scimmie, già violente al primo gradino della loro evoluzione, che poi, nel corso dei millenni, creeranno un computer intelligente e almeno in apparenza perfetto. Il fatto che Hall impazzisca è segno della sua ambigua umanità; e la sua pazzia rispecchia la paura più o meno conscia che gli uomini nutrono verso le macchine, intelligenti o no, di cui non possono fare a meno, di cui hanno disperatamente bisogno, ma di cui temono la segreta ferocia e la voglia di ribellarsi.

 

Ovviamente, per tutti questi motivi, il film di Kubrick è fantascienza ma anche di più - è l'opera di un filosofo che ragiona per immagini. Egli si interroga sul mistero della vita (e quindi dell'universo intero) ma non può trovare risposta, perciò il finale dell'odissea è la parte più metafisica della vicenda, che ne tronca (lasciando un po' di amaro in bocca) lo sviluppo narrativo ponendo molte domande. Come giustamente è stato notato, il processo dell'astronauta che vede se stesso nel letto moribondo, per trasfigurarsi in un feto che galleggia nello spazio, può significare che la ricerca parte da ogni singola persona che nasce, in un eterno ritorno che ripropone sempre le stesse questioni. Ogni vita contiene in sé il mistero che la trascende e che si cerca tra le stelle. Ma le possibilità di interpretazione sono le più molteplici: il feto come a dimostrare che siamo solo all'inizio, nemmeno neonati sul percorso della comprensione.

 

Stanley Kubrick insomma cerca il futuro, l'avventura verso l'ignoto fino alle radici della filosofia; e grazie al suo talento immenso riesce a rappresentare tutto quanto in un solo magnifico colpo.

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