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Austin Powers. La spia che ci provava

Regia di Jay Roach vedi scheda film

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La recensione su Austin Powers. La spia che ci provava

di FilmTv Rivista
8 stelle

Austin Powers, nel secondo e sfrenato capitolo della sua vita cinematografica, conferma la sua straordinaria natura di “idiota”. Le mode, il linguaggio, i colori, i suoni, le musiche, i tic verbali, le esperienze e le intelligenze sono frammenti di un meteorite temporale che ha colpito la Terra dopo aver vagato tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta. Questo impatto non provoca una catastrofe, ma genera un caleidoscopio smodato, un paradosso temporale, una vertigine di volgarità meditata, un’overdose di comicità in cui Peter Sellers danza con i fratelli Marx, l’incontinenza fisiologica e verbale di John Belushi sposa la poetica figurativa di Richard Lester. La tecnologia e l’estetica “povera ma bella” dei primi 007, il filone avventuroso allevato dal Cinemascope, la memoria necessaria del pop incorniciano lo sdoppiamento decerebrato dell’agente segreto e del suo rivale, il Dottor Male, il delirio fecale di Ciccio Bastardo e le forme prorompenti di Ivona Pompilova, la bellezza di Felicity Ladà e la simpatia freak di Mini-me, la follia di comprimari e ospiti (Elvis Costello, Burt Bacharach, Tim Robbins, Robert Wagner, Woody Harrelson). Il mondo salvato dalla stupidità, dal kitsch e dalla leggerezza di tutto ciò che è sexy.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 41 del 1999

Autore: Enrico Magrelli

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