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Il vento ci porterà via

Regia di Abbas Kiarostami vedi scheda film

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La recensione su Il vento ci porterà via

di steno79
9 stelle

Film difficile, ma che mi sembra uno dei migliori di Kiarostami. Non c'è una vera trama perchè il regista non ne sente il bisogno, ma piuttosto uno spunto narrativo che vede un "ingegnere" (ma in realtà si tratta di un regista televisivo) arrivare in un remoto villaggio del Kurdistan per fare un reportage sul funerale di una vecchia centenaria, e delle varie interazioni che intrattiene con alcuni abitanti del villaggio, fra cui un bambino che deve fare gli esami, il suo maestro, una scontrosa proprietaria di una sala da té, una mite ragazza che munge una mucca nell'oscurità, una donna in procinto di partorire il suo decimo figlio, un medico che lo accompagna in un giro in moto esaltando la bellezza del creato... Ogni situazione offre lo spunto al regista per costruire un inedito poema cinematografico, che lascia nel dubbio diversi particolari della storia, gioca con intelligenza sul "fuori campo", esalta la maestria visiva di Kiarostami con bellissime composizioni paesaggistiche, soprattutto all'interno del villaggio, tutto sparso di vicoli e viuzze che collegano le abitazioni in un intricato labirinto che, dal punto di vista figurativo, resta senz'altro affascinante. Conoscendo già le altre opere del regista, non ho trovato il film ostico o noioso, anche se mi rendo conto che si tratta pur sempre di un film per un pubblico di intenditori... Qualche ripetizione si poteva evitare? Può darsi: il motivo ricorrente della telefonata con relativo viaggio in macchina in cima alla collina per sfruttare il campo del cellulare, l'ho trovato un pò pedante. Per il resto, però, mi è sembrato che i vari episodi si integrassero in una visione d'insieme coerente, in un tessuto visivo e (anti) narrativo gestito con mano ferma da Kiarostami, che non aveva voglia di raccontare una storia tradizionale, ma voleva farci partecipe di una situazione, un luogo sperduto, un modo di vivere lontano da quello di noi occidentali, ma anche da quello degli iraniani "cittadini" che abitano a Teheran. Fra i vari personaggi, quello che mi è piaciuto di più è il bambino che fa da guida, Ferzad, preoccupato di superare gli esami e di risultare utile all'"ingegnere", con cui il rapporto di complicità finisce per incrinarsi. E trovo un pò cinico che ci si possa recare in un posto aspettando la morte di una vecchia che, come si sa, non può certo arrivare a comando...

voto 9/10

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