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Fuori dal mondo

Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film

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La recensione su Fuori dal mondo

di ga.s
8 stelle

Fuori dal mondo è un triangolo di solitudini. Il ritratto di tre incertezze in costante urto con la realtà umana e urbana che è attorno a loro. Caterina, una suora che trova un neonato abbandonato e di colpo sente emergere in sé il proprio istinto materno, ma che contemporaneamente è in perenne rotta di collisione con sua madre, incapa di cogliere le ragioni di Caterina, ed insieme inabili a venirsi incontro e quindi costrette a essere irrimediabilmente sole. Ernesto, il proprietario di una lavanderia, così solo da essersi abituato a vivere in un appartamento di 150 metri quadrati e da non essere in grado di cogliere la casuali attenzioni di una ragazza un po’ svampita che cerca forse di uscire dalla sua vita solitaria. Teresa, la madre del bimbo ed ex-dipendente della lavanderia, che pur tornando dal padre (che però non sa di esserlo) del neonato , cede alla sofferta solitudine di un bambino rifiutato. Tre figure tristi che cercheranno di spiegarsi, forse un po’ si capiranno (bellissimo l’abbraccio tra Caterina ed Ernesto, privo di eccessivi sentimentalismi, tant’è che subito dopo ognuno tornerà alla propria vita negando così anche la possibilità d’un’amicizia), sebbene non smarriranno mai la solitudine che ognuno sembra essersi scelto. Uno dei migliori film italiani del 1999, sicuramente il migliore di Giuseppe Piccioni che costruisce qui un suo stile di cui ricordiamo i flashforward “sonori” su immagini del presente e le soggettive sfuocate del neonato, Fausto, che sembra così guardare con incertezza alla confusione che gli sta di fronte. Buona come sempre la fotografia di Luca Bigazzi, bellissime le musiche di Ludovico Einaudi e un’ottima prova per tutti gli interpreti. Un film triste, ma non lacrimevole e che non sceglie di ritrarre in modo pessimistico ogni cosa, bensì con quel realismo che gli consente di mostrare attraverso “foto-immagini ricordo” che, se anche c’è tanta mestizia, intorno, comunque, non tutto è perduto.

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