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Incontri a Parigi

Regia di Eric Rohmer vedi scheda film

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La recensione su Incontri a Parigi

di barabbovich
7 stelle

Con tre racconti di straordinaria freschezza, sui quali incombe una suspense ineffabile, Eric Rohmer, cineasta dei sentimenti per eccellenza, ci porta in giro per una Parigi luminosa, insolita e mai leziosa, raccontandoci tre garbate storie d'amore di ventenni, accomunate dal denominatore della casualità degli incontri. Il primo episodio, che è forse il migliore per la straordinarietà dell'intreccio, si intitola L'appuntamento delle 7. Esther (Clara Bellar) sospetta che il fidanzato (Antoine Basler) la tradisca. Capirà di non avere sbagliato quando una ragazza (Judith Chancel), senza sapere di essere la "rivale" di Esther, le riporterà il portafoglio che le hanno rubato al mercato. Nel secondo episodio (Le panchine di Parigi), un giovane professore (Serge Renko) corteggia una ragazza che è già fidanzata (Aurore Rauscher), e che non gli concede altro che lunghe passeggiate per le vie di Parigi. Quando lei decide di lasciare il fidanzato per mettersi stabilmente con il professore portandoselo in un motel, il caso le farà cambiare idea. L'ultimo episodio (Madre con bambino 1907) è affidato ad un pittore (Michael Kraft) che, mentre accompagna una sua amica svedese (Veronika Johansson) per Parigi, si invaghisce di una giovanissima editrice d'arte vista per strada, peraltro maritata (la bella Benedicte Loyen). Riuscirà persino a portarsela a casa, ma tutto si concluderà con una disquisizione sulla pittura di Picasso.
Con i suoi personaggi a-temporali, la tecnica di ripresa essenziale, affidata sempre alla macchina a spalla, i dialoghi insieme leggeri e intelligenti, i tre episodi del film restituiscono un senso di forte autenticità a tutto ciò che passa sullo schermo, in un cinema "che gira sempre intorno al contrasto tra scelta e caso, destino e ostinazione, verità e menzogna" (Mereghetti).

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