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Weekend di terrore

Regia di Steve Miner vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Weekend di terrore

di DeathCross
6 stelle

3° capitolo della longeva e popolare saga slasher "Friday the 13th, anche questo, come il precedente, è diretto da Steve Miner: se nel 1° sequel egli aveva introdotto 'sulla scena' il Personaggio di Jason Voorhees (nel Capostipite di Cunningham infatti, come è noto, il ragazzone non appare se non nei dialoghi e in qualche flashback + sequenza onirica, mentre la Killer è la madre Pamela), qua il regista inserisce per la prima volta l'iconico e, da qui in poi, immancabile Accessorio dell'indistruttibile Omone di Crustal Lake, ovvero la famigerata maschera da hockey.
Non si può, quindi, negare a Miner la responsabilità della 'nascita definitiva' di Jason, Boogeyman oramai Classico del Cinema Horror alla pari di Freddy Krueger (e forse anche più noto rispetto al Serial Killer onirico di Elm Street, sicuramente meno legato ad un interprete fisso, al contrario del suo 'avversario', inscindibile da Robert Englund).
A livello stilistico, però, ci troviamo di fronte al tipico prodotto slasher per teenager, con tutti i suoi cliché, come morte certa per chi scopa, beve (o si accinge a bere), fa uso di droga (con soddisfazione di Giovanardi), ma anche se scherzi con lo splatter puoi essere sicuro di morire male (e il destino ti prende pure per il culo, visto che inizialmente nessuno crederà alla tua genuina agonia) e, alla fine, non sarai mai sicuro dell'effettiva morte del killer (anche perché per contratto deve 'risorgere' in continuazione fino a che lo imporrà il botteghino). Inoltre, quando il film non mette in scena morti truculenti o almeno fughe da Jason, si assiste a scene vacanziere non troppo interessanti. Mentre passeggiavo stamane, però, ho riflettuto sul fatto che, comunque, a suo modo il film cerca di dare un po' di spessore al gruppo di giovinotti, riuscendo a renderli credibili e, per certi versi, anche drammatici (penso a Shelly, lo 'sfigatello' che cerca di colmare la propria mancanza di autostima con scherzi di dubbio gusto: per certi versi l'ho sentito molto vicino a me, anche se non sono un amante degli scherzi 'pratici'): certo, non si arriva ad un approfondimento 'sviscerato', e alla fin fine i vari personaggi rientrano in topoi abbastanza codificati, però le loro uccisioni riescono in qualche modo a dare l'idea della Morte brutale che irrompe inaspettata nella vita 'normale'.
Nel complesso il film è un godibilissimo prodotto slasher, senza intenti artistici né sul piano stilistico (non troviamo particolari sperimentazioni formali, a differenza di Horror come "The Evil Dead" di Raimi) né tanto meno su quello contenutistico (a differenza, sempre restando nell'Horror del periodo, del Cinema di Carpenter o di Romero), ma con delle gustose sequenze sanguinose che non possono non incontrare il gradimento di chi, come me, ama il Genere. Miner non è mai stato un Autore (nel senso che non ha mai proposto una personalità registica di spessore, il suo stile è piuttosto anonimo e non è solito usare il Cinema per proporre spunti di riflessione, anche solo abbozzati), però è sicuramente un regista professionalmente solido e 'artigianale', e questo unito alla buona fattura degli effetti splatter, del montaggio, della fotografia e di tutto il reparto tecnico (più una discreta prova del cast, senza particolare guizzi espressivi ma senza nemmeno recitazioni di pessimo livello) e all'affetto macabro che si prova per Jason riesce a rendere "Part III" un discreto film per appassionati e appassionate, che riescono volentieri a chiudere un occhio ai frequenti (e un po' fastidiosi) trucchetti 'pop-up' pensati per il 3D (non insolito all'epoca per i terzi capitoli).

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