Regia di Jacques Becker vedi scheda film
Becker, atto ultimo: va in scena la perfezione, la Fuga per eccellenza. Nella classifica dei film d’evasione guadagna meritatamente il posto sul più alto in compagnia di poche altre perle del cinema mondiale. Dietro a quella che sembra “semplice” impeccabilità del meccanismo c’è in realtà una coscienziosa cura per ogni singolo ingranaggio; la regia si mantiene neutrale, non approfitta del potere della cinepresa per enfatizzare ma sceglie la strategia opposta, riducendo all’osso ambienti e dialoghi. Gioca d’accumulo, preparando il momento dell’evento con ammirevole pazienza. Lo scontro fra personalità investe tre dei cinque galeotti: il più memorabile è senz’altro Jean Keraudy, superstite della vicenda reale da cui il film trae spunto. Chi fu nella realtà non si sa bene, ma nel film è un leggendario Dio dell’evasione, capace d’inventare attrezzi da ogni pezzo di metallo e che sembra conoscere come le sue tasche posti mai visti prima. Almeno quattro momenti memorabili, fra cui il piano sequenza dello scavo, ma nel complesso un’opera da antologia che lascia il ricordo di un incessante, freddo batticuore e le penombre di cunicoli eternamente predominati dal silenzio.
una ricostruzione impeccabile. Niente scene superflue, nessun tentennamento.
assente. Una delle tante genialate.
superlativo
molto bravo
indimenticabile
esordisce in un'opera fondamentale.
bravo pure lui
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