Regia di Jonathan Lynn vedi scheda film
Nel 1997, un anno prima di concludere il tour-de-force di Seinfeld (nove leggendarie stagioni sulla NBC), Michael Richards tenta la strada del grande schermo. Il fim è un flop e il mondo del cinema gli sbatte la porta in faccia. Non un’immane perdita, dirà qualcuno. Vero, ma Richards rimane comunque un valente attore cui va sicuramente il merito di aver creato un’icona, Cosmo Kramer, che è entrata negli annali della televisione. Non gli si può nemmeno imputare di aver voluto riproporre la comicità fisica e la stravaganza che caratterizza il suo personaggio nella suddetta sitcom, andando a colpo sicuro. Qui infatti è tenuto a mettere in mostra più l’eloquio che le maldestre movenze per le quali è famoso, sebbene qualche tocco da commedia slapstick non manchi. “Trial and Error” è di gran lunga superiore alla scemenza (quella sì!) del titolo italiano, è gradevole e dignitoso, però ha il perdonabile difetto di non conoscere cosa significhi il proverbio “un gioco è bello quando dura poco”, perché l’idea di partenza (avvocato “indisposto” si fa sostituire in tribunale da amico attore per banale causa) è un po’ fragile e, solo stirandola e spianandola come una pizza, tiene i novanta minuti. A ben vedere non solo Richards interpreta un impostore: tutti nel film indossano un’invisibile maschera che nasconde la lora vera identità, o raccontano bugie per stare a galla, e il film vuol essere un invito a liberarci di questo velo, lasciando che l’onestà trionfi e l’amore, che prima rischiava di avere le ali tarpate, scorra liberamente.
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