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Un tram che si chiama desiderio

Regia di Elia Kazan vedi scheda film

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La recensione su Un tram che si chiama desiderio

di millertropico
8 stelle

Girato nel 1951, "Un tram che si chiama desiderio" è un film dal taglio assolutamente teatrale (che paradossalmente diventa essenza assolutamente "cinematografica"). Elia Kazan traspose infatti sullo schermo l'omonimo dramma di Tennessee Williams da lui stesso messo in scena a Broadway nel 1947 restandone fedele al massimo, pur con gli alleggerimenti e gli accomodamenti (che adesso farebbero sorridere) imposti dalla censura, che riuscì comunque ad aggirare creando un quadro palpabilmente conturbante che fa comprendere le cose oltre le imamgini e le parole.
Il regista avrebbe voluto usare lo stesso cast impiegato in palcoscenico, ma dopo infinite discussioni con la produzione, se riuscì a "salvare" Marlon Brando,  non potè fare altrettanto con Jessica Tandy, che fu sostituita dalla più nota Vivien Leigh (una scelta che si rivelò perfetta ed appropriata).
Il film, da molti considerato "sperimentale" nonostante l'impianto teatrale volutamente mantenuto come elemento "dissonante", vive così essenzialmente sulle atmosfere, sul clima morboso e nevrotico di una storia nera ben sorretta dalla straordinaria aderenza della recitazione. Da sottolineare infatti e in assoluto primo piano, l'altissimo livello del cast, crocevia fra la vecchia e la nuova Hollywood: da una parte Vivien Leigh appunto, icona dello stile classico, teatrale e "soffertamente distaccato" decisamente "britannico"; dall'altra un Marlon Brando appena uscito dall'Actor Studio di Lee Strasberg e portatore di un nuovo "metodo" che avrebbe fatto scuola, fondato non solo sulla bravura e l'aderenza totale col personaggio da rappresentare, ma anche sulla fisicità belluina che si contrappone con magnifica prestanza e assoluto "realismo carnale" alla trasognata prestazione fatta di vaghezze e di ricordi mischiati alle bugie dell'attrice, creando il necessario cortocircuito e accentuando di conseguenza la dicotomia drammatica (e l'attrazione sessuale) del confronto e dello "scontro" fra le due figure. Ottime anche le prove dei due co-protagonisti (Kim Hunter e Karl Maldern) e una messe di premi vinti: tre Oscar a Vivien Leigh (che si era aggiudicata anche la Coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia), Kim Hunter e Karl Maldern. Solo Marlon Brando - decisament eil migliore in campo - rimase a bocca asciutta, ma questi sono i misteri delle premiazioni  e degl Oscar americani e  della loro valenza anche commerciale che devono sempre e necessariamente dare un colpo al cerchio e uno alla botte e non sempre sono per questo capace di riconoscere le vere eccellenze.

La stoira é ambientata a New Oreans e la protagonista è Blanche DuBois (Vivien Leigh) che dopo essere rimasta vedova e con qualche guaio di troppo sulle sue esili spalle spalle, prova a trovare rifugio nella casa di sua sorella Stella (Kim Hunter) nel frattempo sposatasi con Stanley Kowalski (Marlon Brando) uomo rozzo e brutale che non esita ad insidiare da subito la cognata.
Per assicurarsi che nessun contrattempo ostacoli il suo cammino, Stanley finisce per allontanare dalla scena il timido Mitch (Karl Madern), segretamente innamorato di Blanche e unico avversario per la conquista di una donna troppo sola, terrorizzata , ma anche attratta dal fascino animalesco del cognato. I giochi di seduzione - a cui Blanche è tutt'altro che indifferente e non si sottrae -finiranno però in tragedia, costringendo Stanley (dopo che Blanche avrà subito il tracollo definitivo del suo equilibrio psichico già traballante) ad un ultimo disperato tentativo di riconciliazione con la propria moglie, anche lei vittima di dolorosi eventi.

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