Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Non è forse il capovaloro che tutti dicono, ma gli si riconosce uno sguardo profondo sulle società contemporanee dei paesi più ricchi, con stile irriverente e a tratti surreale. Ma soprattutto non si appiattisce su una lettura monocolore, nel senso che i parassiti cui si riferisce il titolo non fanno pietà, bensì sollevano un certo ribrezzo, perché è vero, come dice una di loro, che solo "quando sei ricco ti puoi permettere di essere gentile". Il fetore della povertà è quello che percepiscono i nasi di una, fortunatamente, maggioranza di persone che sono nate e vivono nel benessere e non percepiscono neppure l'esistenza di un qualcosa che negano. La ricchezza non vuole vedere il rovescio della medaglia di un modello di sviluppo iniquo e dall'altra faccia della luna non si ha il coraggio di unirsi in una lotta comune, prevale la vergogna per la propria posizione, la ricerca di una soluzione biografica e non collettiva ai mali che ci affliggono, la guerra tra poveri. La speranza degli ultimi non è più roversciare il sistema, come il parallelismo con Metropolis indicherebbe, ma divenire essi stessi primi, con qualunque mezzo. Un'amara riflessione per un finale altrattanto amaro, dove la sete di vendeta sostituisce l'impeto della rivolta.
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