Regia di Cèline Sciamma vedi scheda film
Un'opera d'arte questo film. Intanto colpisce l'atmosfera: una luce pastello, che sembra presa dalle tele di Vermeer, in cui sono immerse le figure femminili di cui percepiamo soprattutto i silenzi . Mi ha colpito l'assenza quasi totale di musica eccetto due brani, entrambi molto significativi per la trama. "Fugere non possum", un canone che cantano alcune contadine e l'Estate dalle Quattro stagioni di Vivaldi. Il canone rimanda al mito di Orfeo e Euridice, che le protagoniste leggono e l'altro è accennato da Marianne che lo suona per Heloïse alla spinetta.Al di fuori di questi due momenti musicali, dominano le scene d'interni domestici cui si contrappone il paesaggio costiero con le sue scogliere. Man mano che le due giovani fanno conoscenza e la loro intimità cresce, i dialoghi si fanno più serrati. Prende corpo la personalità di Heloïse, che da oggetto ritratto diventa soggetto. C 'è un universo femminile che esplode prepotentemente allorché la madre della futura sposa si allontana per qualche giorno; basteranno a operare la metamorfosi della figlia : conoscerà la sensualità ma l'amore appena sbocciato è destinato a essere toccato dalla morte, come in Ovidio.
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