Regia di Camillo Mastrocinque vedi scheda film
Il corazziere è la dilatazione in forma di film di uno sketch piuttosto celebre di Rascel, con una sceneggiatura scritta in equipe da quattro buone firme della commedia italiana di quel periodo: Dino Verde, Sandro Continenza, Luigi Magni (ancora lontano dal debutto dietro la macchina da presa) e il semiesordiente Manlio Scarpelli (parente di? Sì: fratello del più celebre Furio). In realtà la pellicola non offre granchè oltre a un'ora e mezza di frizzi e lazzi in compagnia dell'attore romano, perseguitato come sempre dall'onta della scarsa statura e tanto smanioso di apparire più alto da desiderare di essere addirittura corazziere; c'è un flebile tentativo di satira politica (all'acqua di rose) antifascista e antimilitarista, ma dati i toni leggeri e a tratti surreali del lavoro, è difficile prendere sul serio qualsiasi velleità critica. Accanto a Rascel, che aveva già lavorato con Mastrocinque in tre pellicole della precedente decade (Attanasio cavallo vanesio, Alvaro piuttosto corsaro e Anonima cocottes), troviamo spalle del calibro di Tino Buazzelli, Carlo Giuffrè, Aldo Bufi Landi e anche due giovani attrici dal roseo futuro: Rosalba Neri e Claudia Mori. Musiche di Armando Trovajoli, simpatiche, ritmo e gag a rotta di collo, tutto in funzione chiaramente del protagonista: niente di eccezionale, ma neppure un lavoro tirato via, anche grazie alla produzione di Carlo Ponti. 4/10.
Urbano è piccoletto e tutto ciò che vorrebbe dalla vita è poter fare il corazziere, seguendo le orme paterne. Quando si innamora di una ragazza, poi, il padre di lei lo prende in antipatia proprio a causa della sua scarsa altezza. Deciso a entrare ad ogni costo nei corazzieri, Urbano affronta così ogni prova, compreso l'andare in guerra...
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