Regia di Denys Arcand vedi scheda film
Pierre, laureato in filosofia costretto a fare il fattorino ma sempre generoso nei confronti dei tanti mendicanti che incontra per strada, si è trovato per caso nel luogo di una rapina finita male e ne ha ricavato due borse piene di banconote: per prima cosa noleggia i servigi di Camille, che fa la escort sotto il nome di Aspasia; per seconda cosa contatta Sylvain, appena uscito di galera per emissione di assegni falsi, e gli chiede un consiglio su come procedere. Caro vecchio Arcand, quanto mi è mancato il tuo amabile cinismo come antidoto a questi tempi gaglioffi. È un’altra storia di soldi e sesso, dove i nostri eroi imparano a muoversi fra gli interstizi di un capitalismo in via di implosione sfruttando le follie del globalizzato mondo contemporaneo: associazioni benefiche finalizzate al riciclaggio di denaro sporco, faccendieri amici di ministri, criminali che seguono corsi universitari di economia, poliziotti simpaticamente inetti, studenti che manifestano per non si sa cosa (fantastica presa in giro dei seguaci di Greta). Un film lucido, ironico, coltissimo (si citano Racine, Kant, Heidegger, Epicuro e molti altri), umanista nel senso più nobile del termine, che alla fine non rinuncia a punire le vere carogne. Vedere Rémy Girard e Pierre Curzi ancora lì sul pezzo, più di trent’anni dopo Il declino dell’impero americano, è una vera goduria.
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