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Before the Frost

Regia di Michael Noer vedi scheda film

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La recensione su Before the Frost

di alan smithee
7 stelle

13° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SELEZIONE UFFICIALE

Tempi duri per i proprietari terrieri nel freddo autunno del 1850 in una remota landa danese abitata da agricoltori. Il vecchio e decaduto proprietario di terreni Jens, deve affrontare l'imminente inverno con scorte ormai ridotte al minimo da una annata disastrosa in cui persino il fieno è stato compromesso dalle forti piogge. Scoperta una tresca della figlia con un vicino un po' meglio organizzato, l'uomo decide di darla in sposa allo spasimante, per salvare i destini di tutta la famiglia. Ma quando un ben più ricco proprietario vicino di origine svedese si offre di comprare una parte dei terreni del vecchio, egli gli propone di far sua tutta la proprietà, oltre che divenire marito di sua figlia. Una scelta dettata da meri motivi di sussistenza, in grado di generare squilibri e contrasti accesi tra i contendenti della ragazza, ed in cui il vecchi Jens un tempo corretto e saggio, si troverà costretto a lasciare da parte la propria fino a quel momento intatta etica morale, per assicurare un futuro alla propria stirpe.

Dal valido regista danese Michael Noer, che già conosciamo per Northwest e per la recente avventura "americana" col remake di Papillon, "Before the frost" ci introduce, con verosimiglianza ed apprezzabile senso dell'ambientazione storica, in un fosco e drammatico periodo storico in cui la sopravvivenza diveniva l'elemento giustificativo di ogni altra azione volta a tentare di migliorare una sorte resa incerta dall'inclemenza di fattori metereologici e/o climatici, da sempre al centro della incerta sorte che lega gli agricoltori al destino della terra su cui concentrano, talvolta vanamente, ogni sforzo ed attenzione.

Ne scaturisce un fosco, avvincente, cupo ritratto d'epoca che ci ricorda da vicino certe drammatiche vicende "verghiane" legate all'epopea dei Malavoglia, lontani geograficamente e latitudinalmente, ma vicini nella triste ineluttabilità di una malasorte che colpisce sempre e perennemente i ceti più deboli e bisognosi.   

In un contesto in cui la perdita di una sola vacca da latte, significava di arretrare di classe sociale, e persino di retrocedere di posizione di panca presso la chiesa del villaggio, riducendosi alla stregua degli individui prossimi alla nullatenenza.

 

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