Regia di Nanni Loy vedi scheda film
Nel periodo tumultuoso del dopoguerra si forma una coppia di architetti. Fanno quattro figli, li educano con il metodo Montessori, lei abbandona il lavoro per seguirli e si prende un esaurimento nervoso, lui si ammazza di lavoro e la tradisce per stanchezza, le donne di servizio si susseguono indistinguibili l’una dall’altra; alla fine la domanda “lei è il capofamiglia?” resta senza risposta. Commedia amarognola, che ricalca evidentemente il modello di Una vita difficile nell’ambizione di raccontare i mutamenti della società italiana attraverso le vicende di due persone comuni. Non ci sono drammi, non ci sono fatti memorabili: solo il normale corso degli eventi, che però alla lunga logora i rapporti umani e procura un’infelicità quasi impalpabile. Tutti hanno una parte di ragione, tutti fanno il proprio dovere, tutti agiscono per il meglio, eppure tutti si ritrovano prigionieri della trappola che si sono diligentemente costruiti (“Finisce che la famiglia diventa soltanto un problema di figli”); il boom resta giustamente sullo sfondo, perché è solo il catalizzatore di un malessere esistenziale preesistente. Un unico difetto: l’anarchico Ugo Tognazzi, caricaturale e implausibile.
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