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Il padre di famiglia

Regia di Nanni Loy vedi scheda film

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La recensione su Il padre di famiglia

di Furetto60
8 stelle

Ottimo film del compianto Nanni Loy. Bravissimi Manfredi e Caron

Due giovani urbanisti, Marco, alias Nino Manfredi e Paola,alias Leslie Caron, si incontrano a Roma nei primi anni del dopoguerra, si piacciono, s'innamorano; lui di idee socialiste, lei di famiglia monarchica, ma accomunati dal desiderio di dedicarsi al bene comune e impedire scempi architettonici. Sono contrari al matrimonio, ai figli, alla smania dell’arricchimento a qualunque costo. Tuttavia gli ideali restano solo teoria; la realtà li costringe a fare molti compromessi, per adattarsi a un mondo frenetico, che non concede di sognare ad occhi aperti.  Dunque si sposano e nonostante gli iniziali intenti di evitare figli, ne mettono al mondo ben quattro. Dall'idealismo della giovinezza al pragmatismo malinconico della maturità, Marco e Paola crescono insieme ai loro quattro bambini. Immersi nel disordine, nel frastuono, nell'andirivieni di ospiti non sempre graditi, in un turbinio di pianti, urla, capricci, con i problemi legati all’educazione moderna; adottano il famoso e controverso metodo Montessori, che tra le altre stravaganze, imponeva ai genitori di concedere ai figli piccoli la totale libertà di fare tutto quello che volevano “ogni porta sbattuta in faccia è un trauma” ciò da luogo a risvolti drammaticamente comici e costringe Paola a rinunciare al lavoro, un’insegante tuona, “o fa la madre o la lavoratrice: le due attività non sono compatibili” . La situazione è difficile, lei totalmente immersa nella cura dei quattro figli, è una mamma e moglie a tempo pieno, senza avere un minuto per sé stessa. Lui è l’uomo che “porta i soldi a casa” anche se si tratta di un lavoro poco redditizio e quando rientra, si aspetta, come tutti i padri di famiglia dell’epoca e non solo, di trovare il piatto a tavola. Col passare degli anni Marco, logorato da questo tran tran, cerca l’evasione con un’altra donna, mentre le pressioni e le incombenze domestiche causano un esaurimento nervoso a Paola; la sequenza in cui lei prova a dimostrare al medico che sta bene, è da antologia. Solo allora finalmente Marco capisce l’importanza dei sacrifici, cui si è dovuta sottoporre la moglie. Quando il messo comunale gli chiede se sia lui il capofamiglia in quella casa, Marco tace, sa bene che Paola, in quel nucleo è il perno principale, su cui tutti contano e da lei dipendono, Mentre la moglie è in una casa di cura a seguito della debacle nervosa subita, in casa c’è un silenzio irreale, ma significativo, i quattro figli sono ormai cresciuti, sereni e responsabili, anche se il padre negligentemente, non se ne era accorto fino a quel momento. Scritto e sceneggiato dagli eccellenti Nanni Loy, Giorgio Arlorio e Ruggero Maccari, è un’opera di rottura che, pur rimanendo nel solco della commedia, sono tante le battute sarcastiche, si pone in una prospettiva sociale, demistificando l’istituzione italiana per antonomasia, la famiglia. Usando un tono agrodolce, fra le pieghe dell'ironia caustica, c’è una riflessione sul ruolo della donna: la moglie, vive la maternità come una missione, a cui tutto va sacrificato. Nino Manfredi regalò una splendida interpretazione, insieme alla bravissima Leslie Caron, Il ruolo dell’anziano anarchico, interpretato da Ugo Tognazzi, fu dapprima assegnato a Totò, il quale apparve solo come comparsa nella scena del funerale, girata il 13 Aprile 1967;purtroppo morì o due giorni dopo, il 15 Aprile, e fu necessario sostituirlo. Il film si conclude alla fine degli anni sessanta ma parte dal ’46, attraversando un arco di storia italiana, segnato da tensioni sociali e politiche,ma anche dal famoso boom economico del dopoguerra. Alcune sequenze aeree ci mostrano lo squallido quartiere Tuscolano- Cinecittà all’epoca in costruzione, mentre la voce fuori campo di Manfredi ci descrive lo scempio, in barba ai  criteri urbanistici: una sorta di quartiere-prigione con tante celle, privo di verde e di sole, sintomatico della speculazione edilizia di quel tempo. Quasi alla fine della storia, lui e lei, finalmente soli, passeggiano davanti al Paleur; Marco vuole cambiare lavoro, guadagnare più soldi come fanno gli altri architetti, Paola al contrario lo riporta all’origine del loro amore, quando si erano ripromessi di lottare insieme per un mondo migliore. Lei si è dedicata interamente alla famiglia, sacrificando il suo impegno nella professione, proprio perché fosse lui a continuare, per entrambi. Ottimo film

 

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