Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Uno dei film più apprezzati e riconosciuti di Polanski è anche uno dei meno polanskiani, tanto è guidato da una bellissima sceneggiatura, orgogliosa di poter essere scambiata per quella di un noir di almeno una ventina di anni prima. Polanski ci si adatta con lo spirito giusto, classico e serio, e lascia poco spazio al genio folle, di cui rimangono solo tracce consumate. C'è, è vero, la malinconia struggente dei Polanski più puri, che della speranza si fa beffe con uno splatter tragico, appena visibile ma agghiacciante; eppure resta un'operazione molto più di ricostruzione che di reinterpretazione noir. Polanski manierista, quindi? Sì. Perché si adatta al manierismo dello sceneggiatore Towne, e pur non riducendosi a fare il Vasari, non si avventura neanche nei mondi del Parmigianino o di Rosso.
Grandissime interpretazioni di Nicholson, della Dunaway e di Huston, ma tutto il cast è ottimo. I jazz bellissimi e la fotografia seppiata oscura di anni '30 anche quelle poche macchie di ironia lasciate da Polanski, che pure non si permettevano di raggiungere il grottesco.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta