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Nirvana

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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La recensione su Nirvana

di maurizio73
4 stelle

Brillante e fascinoso sviluppatore di un rivoluzionario e realistico videogame (il 'Nirvana'del titolo) abbandonato dalla fidanzata in crisi mistica, decide di ritrovarla ed al contempo di introdursi nel 'main frame' della multinazionale per cui lavora per sottrarre una ingente somma di fondi neri e cancellare la sua opera videoludica alla vigilia dell'uscita. Lo scopo è quello di liberare dalla sua prigionia elettronica il protagonista, che ha acquisito una improvvisa consapevolezza sulla sua condizione di essere virtuale costretto a ripetere la stessa, monotona e insignificante esistenza ad ogni game over.
Riuscirà nel suo intento grazie all'aiuto di due bizzarri e particolari compagni di viaggio.
Curiosa incursione di Salvatores nel campo insolito e inusitato di una fantascienza animista, presa quasi a pretesto per una rielaborazione ironica e grottesca insieme delle tematiche care al suo cinema, tra il viaggio (quello virtuale e quello reale) di un protagonista/autore in cerca di risposte (personali,professionali,filosofiche) e della sua creatura intrappolata nel loop spazio temporale di una dimensione posticcia che interroga continuamente la sua interfaccia reale sul significato ultimo dell'esistenza (o del suo opposto). Se da un lato il registro principale rimane quello ironico e goliardico delle sue opere precedenti, declinando in senso millenaristico le ansie e le paure di personaggi che faticano ad abbandonare una certa bidimensionalità fumettistica, si intravede dall'altro una certa velleità anarchica cui la improbabilità della storia e l'esilità della messa in scena (le atmosfere vintage richiamano Vadim e Wenders per dirne due, ma con meno originalità e fantasia) finiscono per mettera la mordacchia, con il risultato di annoiare lo spettatore per la banalità dei temi trattati più che divertirlo con le surreali gag dei suoi istrionici protagonisti (Abatantuono e Rubini) o della galleria di solite comparsate (Bisio, Rossi, Catania, Storti,etc.). Sceneggiatura un pò confusa e pasticciata, richiama i classici di un certo immaginario fantasy (da Blade runner a Tron, da Fino alla fine del mondo a Strange days) e ne anticipa sorprendentemente altri (il Matrix dei fratelli Wachowski che l'autore potrebbe citare paradossalmente per plagio!) finendo per riflettere questa incertezza di idee nel claustrofobico e decisamente cupo pauperismo scenografico. Strano 'melting pop' cinefilo, il film di Salvatores è un esperimento poco riuscito di sincretismo cinematografico che smarrisce la sua già confusa identità tra banalità filosofiche new age e la leggerezza della farsa, infarcendo il tutto con una pretestuosa sottotrama sentimentale in cui una affascinante Emmanuelle Seigner abbandona (a buon diritto) al suo destino un insignificante Cristopher Lambert, maschera inespressiva di un demiurgo da quattro soldi totalmente immune (per ovvie ragioni) ai rischi di una decerebrazione positronica. L'insipida ricetta di una fantascienza all'amatriciana.

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