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Hereditary - Le radici del male

Regia di Ari Aster vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Hereditary - Le radici del male

di willkane
2 stelle

Una bambina sgraziata e terrificante. Un ragazzo debole, sopraffatto dalle circostanze, e in fondo, una pagina vuota su cui forze dirompenti possano manipolare, marchiare. Un padre normale, quindi, di fatto, un completo inetto, e che farà la fine del pollo, arrosto. Una madre dalla psiche frantumata, irrisolta nel passato, tormentata nel presente. Una nonna appena defunta, dalla vita oscura, con molte strane morti intorno. Teste mozzate perse per strada che brulicano vermi. Una medium subdola e ingannatrice. Candele che si moltiplicano e sfiammano all’infinito. Riti pagani rigorosamente lodevoli a satana.

 

Il solito corollario hollywoodiane horror-nichilista. Simboli che concorrono nella costruzione di questa tragica storia in cui non si può certo pensare che i morti possano meritarsi un eterno riposo, ma anzi: in questo processo di disgregazione, fino all’assenza, della sanità mentale, del riferimento paterno, della spensieratezza dei bambini, le pene dei morti vengono evocate per portare ancor più angoscia tra i vivi. In questo tripudio di caos e sfiducia nella vita, ci si vota alle ombre, al culto di satana, alla predestinazione, che possa incoronare un adolescente apatico, un guscio vuoto, a sacerdote dei morti, ereditando finalmente la maledizione pendente della nonna. Le colpe delle madri, vere detentrici dei destini del quadro familiare, sono marchiature a fuoco dalle quali è impossibile liberarsi. Ossessionata dal controllo - replica le situazioni familiari nei suoi modellini in miniatura - la protagonista stritola le volontà dei familiari per piegarle a quella destinazione mortuaria già assegnata.

 

Nessuna catarsi, né un lumicino di speranza o quantomeno un’indicazione che sembri riferimento o morale cui aggrapparsi nel mare in tempesta - concezioni antiquate. Hollywood, in Ari Aster, ha forse trovato una nuova stella nella poetica nichilista e autoreferenziale di messinscena del fascino e dell'ineluttabilità del male, e dell’estatico abbandonarsi a esso. Hollywood ha raggiunto la maturità di potersi permettere rappresentazioni cinematografiche come questa dichiarata ed entusiastica messa nera, simbolica perversione della vita, senza alcun compromesso, e questo non è necessariamente un bene, ma è un’indicazione, un segno di quanto potere incendiario e caotico abbia l’egemonia culturale hollywoodiana. 

 

La libertà di espressione si fa quindi strumento iconoclasta, di martellante abbattimento dei valori e dei riferimenti storici dell’occidente, in salsa pop.

 

 

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