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La freccia azzurra

Regia di Enzo D'Alò vedi scheda film

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La recensione su La freccia azzurra

di lamettrie
7 stelle

Un bel cartone animato, educativo sui mali e i rischi dell’avidità. L’avidità di un ladro, che mercifica tutto. L’avidità del sistema capitalistico, che (nell’ottica del gentile socialista Rodari) spoglia tutto della valenza emotiva, per ridurlo alla mercificazione. Con la conseguenza della discriminazione della maggioranza dei poveri, che non hanno le stesse possibilità materiali della minoranza dei ricchi, pur avendone le legittime aspirazioni emotive. E quando si parla di immaginario dell’infanzia, nulla può essere più odioso della discriminazione economica, che colpisce un minore che non ha la minima responsabilità per ciò (e in tanti casi la povertà non è stata certo imputabile a responsabilità negative del povero medesimo, nonostante tanta propaganda contraria dei mass media, pressoché tutti in mano alle minoranze capitaliste).     

Intelligente, e fine, è anche l’antropomorfizzazione dei giocattoli: in maniera metaforica, riflettono i sentimenti di chi li vuole. Perciò vogliono essere benvoluti, non comprati. Si ribellano (in questa che resta una favola) alla logica capitalista secondo cui tutto ha un prezzo, e vale solo per il prezzo che ha e che può essere esibito, indipendentemente da tutto il resto.

Musica di Paolo Conte onnipresente, e stupenda, roba da Oscar.

Unico neo può essere il “veterismo” della rappresentazione. I disegni e le ambientazioni sembrano vecchi di un secolo. Delicati quanto si vuole, ma resta roba da ‘800, o da primo ‘900, quando ormai però si era fin del secolo (e il romanzo di Rodari era del ’64). Questo sembra favorire l’universalità della messinscena, che sa parlare quindi a tutti; ma d’altra parte sembra accentuare la sua inattualità, per l’eccessiva distanza dal pubblico cui si rivolge, che inevitabilmente è quello del presente del ’96 e dei tempi a venire.

Forse, anche, un po’ troppo lungo, e a volte complicato nei significati impliciti.   

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