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A Quiet Place - Un posto tranquillo

Regia di John Krasinski vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su A Quiet Place - Un posto tranquillo

di maurizio73
5 stelle

Una lotta per la sopravvivenza in un mondo di disabilità sensoriali contrapposte, un fanta-horror distopico sull'isolamento, l'assedio e la difesa familiare in cui gli elementi allegorici sono sacrificati da una apparato visivo che predilige meccanismi narrativi e costruzione della suspense alla dimensione onirico simbolica di modelli più recenti.

La famiglia Abbott (Abate) vive in religioso silenzio in un'amena fattoria circondata dai boschi, lontana dal trambusto della città e dai ritmi esasperati della moderna civiltà...In realtà quest'ultima sembra essere stata devastata da una misteriosa specie aliena supercorazzata, non dotata dell'organo della vista ma dall'udito ultrasensibile. Tra una primogenita responsabile e sordomuta, un figlio pauroso e prudente ed un altro neonato in arrivo, i quattro devono fare i conti con i sensi di colpa per la morte del figlio più piccolo e con la quotidiana e improba lotta per la sopravvivenza in un mondo dove ogni rumore può essere fatale.

 

locandina

A Quiet Place - Un posto tranquillo (2018): locandina

 

Il religioso silenzio di una famiglia Abbott..onata

 

Dopo due commedie brillanti e socialmente impegnate, l'aitante consorte di Emily Blunt scrive (a sei mani), dirige e recita, insieme alla moglie, in questa ennesima variazione sul tema dell'home invasion fanta-horror-post-apocalittico già debitore di un immaginario decisamente abusato ma pronto a rigenerarsi sotto gli impulsi di rinnovati spunti tematici e di un apparato scenografico in grado di generare e mantenere alta la tensione per tutta la durata del film. Niente di eccezionale, corre dirlo, ma la confezione richiama un efficientismo spettacolare alla Micheal Bay (qui produttore) che ricompatta la vicenda attorno ad un nucleo narrativo senza fronzoli ed un montaggio che fa della sintesi tra la quiete del menage familiare ed i sussulti della minaccia fuori campo, il suo principale titolo di merito.
Una lotta per la sopravvivenza in un mondo di disabilità sensoriali contrapposte, in un fanta-horror distopico sull'isolamento, l'assedio e la difesa familiare in cui gli elementi allegorici sono sacrificati da una apparato visivo che predilige i meccanismi narrativi e la costruzione della suspense alla dimensione onirico simbolica di modelli più recenti (It Comes at Night), ma comunque ambientati au Le temps des loups di uno scontro fratricida in cui la riproduzione sessuale è l'ultimo appiglio di una civiltà rurale e regressiva destinata all'estinzione (The Survivalist). Similmente a quanto accade in E venne il giorno, è l'allegoria di un inquinamento ambientale che scatena una risposta avversa in grado di annientare la nostra specie e ridurre l'umanità alla condizione ancestrale di una obbligata vita bucolica; qui però, a differenza della poetica del mistero e dei campi di grano cari a Shyamalan (Signs), tutto appare chiaro e scontato; persino la presenza e l'origine di misteriose e voraci creature xenomorfe diventa il mero espediente narrativo di una tenzone tra specie aliene che si combattono nell'ineffabile dominio delle basse frequenze.
Non c'è che dire, l'idea è buona e ben sviluppata, ma la scontata cronologia di un conteggio post apocalittico si risolve tra la placidita' di un menage domestivo a basso numero di decibel ed il crescendo drammaturgico dei prevedibili soprassalti acustici extradiegetici, in cui non mancano i momenti di leziosa retorica famigliare, tra rituali preghiere al desco (rigorosamente) senza piatti ad una arrapante mammina che sforna figli come se non ci fosse un domani: novella Eva con la fossetta al mento destinata a ripopolare il mondo insieme ad un barbuto Adamo che ci si immagina non debba faticare poi così tanto nel darle una mano; il fare figli diventa una scommessa di vita in un mondo di morte per una madre chioccia con rudimenti di pediatria e dall'ovulazione generosa. Un mondo pericoloso che offre il destro ai risvolti parodistici, dove i capricci di un bambino irrequieto o l'accensione di un giocattolo elettrico possono causare facilmente lo sterminio di un'intero nucleo familiare, ma dove l'urlare sotto una cascata dopo una sessione da cacciatori-raccoglitori puo' essere particolarmente liberatorio per la salute mentale dell'uomo moderno. Dialoghi, per ovvie ragioni, ridotti all'osso laddove le forme di comunicazione non verbale (linguaggio dei segni, scrittura, luci) diventano una indispensabile strategia di sopravvivenza e dove un sistema di controllo a circuito chiuso difende il perimetro di una vulnerabilita' domestica grande quanto può essere grande una grande fattoria. L'immaginario di xenomorfi coriacei, voraci e sensibili al suono poi, non toglie tuttavia efficacia agli espedienti narrativi di una battaglia campale (campestre?) in difesa della prole (Aliens) combattuta tra silos di mais come sabbie mobili ed apparecchi acustici che, se non ti restituiscono l'udito, almeno ti salvano la vita. Anche la scena finale di un sacrificio in 'diretta tv' diventa un escamotage drammaturgico che ammicca al metacinema e ci propina un facile clichè di lacrime, perdono e paterne eredità d'amore, soprattutto se rivolte ad una primogenita assillata dai sensi di colpa e dal sospetto infondato di una invalsa trascuratezza affettiva. C'e da chiedersi come creature tanto aggressive e predatrici debbano attendere il richiamo dell'unico senso disponibile piuttosto che assecondare comportamenti adattivi improntati alle abitudini di una universale territorialita' animale. Presentato al South by Southwest 2018 e campione d'incassi in patria, gode di un consenso critico forse un po' troppo esagerato.

 

Donna, partorirai con dolore!...ma in una stanza insonorizzata

 

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