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Festival

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su Festival

di AndrewTelevision01
6 stelle

Franco Melis (Massimo Boldi) è un famoso attore italiano, che ha esordito negli anni 70' grazie a film trash. Adesso è vicino alla quarantina d'anni e, per riempire la sua vita, devastata dalla depressione che si porta da parecchi anni, partecipa a vari spettacoli di cabaret. Un giorno, grazie al suo manager Renzo Polpo (Gianni Cavina), Franco riesce a prender parte in un film, che si distacca totalmente dal genere di cui faceva parte decenni prima: questo ritorno inaspettato, porta vari paparazzi e gossippari a rientrare nella vita privata di Franco, quale rimane sempre stressato da varie domande definite "scomode" perché oltraggiano la sua persona. Nonostante sia stato dimenticato, durante il suo ritorno, Franco sembra riavere il suo pubblico ai suoi piedi, poiché da un attore di serie B, ci si aspetta molto in film serio. Difatti, il ritorno di Metis riceve il plauso della critica, ma il film viene stroncato del tutto: insomma, secondo alcuni critici cinematografici, Metis ha salvato il film con il suo ruolo.

Avati ha avuto la saggia idea di mettere, come attore principale, un attore che rispecchiasse per bene le personalità del protagonista: Massimo Boldi è incandescente in questa pellicola. Unico ruolo drammatico recitato in tutta la sua carriera, predominata da film di serie B, comunque di grande successo internazionale, Boldi sembra quasi che si ritrovi a pensare cosa abbia realizzato col passare degli anni. E' un personaggio depresso, furioso, pieno di rancore che porta dentro di sè da anni e da un particolare sguardo serio, che lo caratterizza in tutto il film. Nonostante l'apprezzamento nei confronti di Boldi, che ha svolto la miglior interpretazione di tutta la sua carriera da attore, a parer mio, Avati non ha combinato un granché a livello registico e di sceneggiatura. Il film è lentissimo, i dialoghi allungano fin troppo il brodo e alcuni personaggi vengono inseriti per mandare avanti 93 minuti di film. Ho apprezzato la presenza di una piccolissima critica sociale sulla raccomandazione dei nomi di alcuni registi, e sul menefreghismo riguardo registi emergenti e capaci di realizzare ottime pellicole.

Un film che registicamente non ha nulla di che, ma che ha qualcosa di suo.

6.

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