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E la nave va

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su E la nave va

di omero sala
7 stelle

E la nave va, attori, regista e riassunto del film

 

È un film del 1983.

Fellini, sessantatreenne, va verso la rassegnata certezza che il mondo è fatto di comparse che, celebrando una presunta grandezza e fingendo di ignorare la divaricazione fra sogni e realtà, vanno verso il disfacimento.

 

Lazione è ambientata interamente sul piroscafo N. Gloria che salpa per raggiungere l'isoletta di Erimo nel Mar Egeo per spargere in quelle acque le ceneri della "divina" cantante lirica Edmea Tetua. Siamo nel 1914, alla fine del periodo storico conosciuto come Belle époque e alla vigilia della prima guerra mondiale.

A bordo della nave, oltre a un equipaggio inverosimilmente felliniano (capitano, cappellano, medico, cuochi, camerieri, fuochisti, …), viaggiano amici, colleghi e ammiratori della celebre cantante: e poi autorità, nobili, artisti, giornalisti: una sfilata di personaggi/caricatura fortemente connotati con la melodrammaticità di cui solo limmaginifico Fellini è capace. 

Ai cantanti, musicisti, direttori dorchestra, imprenditori dello spettacolo, maghi, ballerine (Pina Baush), si aggiunge una galleria di soggetti paradossali e bizzarri: un graduca obeso e una principessa cieca, il superdotato amante egiziano di Edmea e un ammiratore ex-mantenuto, dannunzianamente infelice (di nome fa Rudy, ovviamente), un baronetto cornuto e masochista con la sua compagna ninfomane, un comico omosessuale, due violinisti vecchierelli, gemelli, di cui uno con tendenze pedofile; e poi un ipnotizzatore russo, una suora, un medium, alcuni ferventi musulmani, …

A questi incartapecoriti rappresentanti di un mondo decadente, ingessati nei loro vacui ruoli, impegnati a sostenere uninerte recita, si aggiunge un gruppo di naufraghi serbi, profughi in fuga dallimminente guerra (che suscitano un curioso e attualissimo dibattito sullopportunità della loro accoglienza e sul diritto di asilo; e riescono a rivitalizzare per un momento gli altri passeggeri coinvolgendoli in una loro danza balcanica).

Ogni personaggio serve a Fellini per recuperare atmosfere, scovare ricordi e rivivere melanconie, vellicare rimpianti e nostalgie, rappresentare sogni e angosce, assaporare amarezze, liberare inquietudini. 

Ad accompagnare gli spettatori in questo strano viaggio c’è un giornalista, Orlando (alter ego del regista, vecchio, chiacchierone e rinunciatario, diverso dal seducente Mastroianni) che parla direttamente agli spettatori in platea (guardando in macchia) e come un cicerone ci porta in visita alla nave (dalle vaste cucine alliperrealistica sala macchine, fino alla stiva che ospita un enigmatico mostruoso rinoceronte diarroico e affetto da malinconia).

Dopo un fascinoso inizio da film muto (con immagini depoca, in b/n o seppiate, didascalie liberty, rumori di pellicola trascinata, striature, soggetti che sbirciano in macchina e si muovono a scatti), la musica parte melodrammatica e domina la vicenda. Nel film la musica è protagonista: viene raccontata, rievocata, rappresentata, celebrata, favoleggiata e - ovviamente - suonata: musica lirica soprattutto (Verdi e Rossini) che Fellini non amava particolarmente prima di questa strana conversione. 

Non manca un concerto per bicchieri e bottiglie, roba da strada o da circo; e assistiamo perfino a una surreale esibizione virtuosistica, vanità a contrasto, nellinfernale sala-macchine della nave; e a una danza zigana; e alla strana testimonianza quasi mistica della principessa cieca che vede i colori della musica e delle voci. 

 

E la nave va - Film (1983) - MYmovies.it

 

Il film - nonostante la musica - è triste, cupo, funereo, depresso e deprimente: un funerale fuori dalle realtà; e si chiude su un apocalittico inspiegabile disastro da cui si salva, oltre al giornalista-guida, il misterioso inquietante rinoceronte. 

Un film che celebra anche il cinema: il cinema delle origini nelle riprese iniziali; il cinema come documento nelle ricorrenti proiezioni di spezzoni sulla cantante defunta; il cinema nella sua funzione (con l’ ossessione documentaria dei passeggeri che usano in scena macchine fotografiche e cineprese per immortalare levento e la propria partecipazione); e perfino - al contrario - il cinema come finzione nelle scene finali in cui Fellini svela il set montato sopra unenorme piattaforma circolare mossa da martinetti pneumatici.

Un film molto celebrato da cinefili e registi (citato da Cameron in Titanic per lallegria inconsapevole dei naufraghi, da Tornatore ne La leggenda del pianista sulloceano col pianoforte che scivola sul pavimento); e ripreso da Fellini stesso in Prova dorchestra (con la musica che accompagna lo sfacelo). 

 

Splendida la dichiarazione di una passeggera che guardando un sole dipinto che si riflette su un mare di plastica esclama Che meraviglia, pare finto!”, riassumendo così la poetica felliniana della visionarietà.

 

scena

E la nave va (1983): scena

 

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