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Brotherhood of Blades II: The Infernal Battlefield

Regia di Yang Lu vedi scheda film

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La recensione su Brotherhood of Blades II: The Infernal Battlefield

di alan smithee
4 stelle

20 FEFF UDINE

Durante la prima metà del 1600, in piena dinastia Ming, Shen Lian, uno dei membri più attivi e fidati della "jinjiwei", polizia militare segreta alle dipendenze dell'imperatore, si trova invischiato, fisicamente e moralmente, a scongiurare la riuscita di un complotto ordito da un gruppo di rivoltosi che si oppongono alla corruzione dilagante che ormai serpeggia ovunque attorno ai corridoi del potere. Tra l'altro il capo dei ribelli è prprio un ex amico di Shen, a cui lo stesso aveva salvato la vita tempo addietro in pieno campo di battaglia. Pertanto Shen si trova costretto a decidere se scegliere la fedeltà al sovrano per cui lavora, o la propria integrità morale che lo vede comunque condannare i sempre più diffusi comportamenti amorali di corte.

Come se non bastasse il protagonista si trova ad affrontare le insidie amorose che inizia a provare quando scende in campo la giovane pittrice Bei Zhai, unitasi ai rivoltosi dopo che da ragazzina aveva assistito impotente alle persecuzioni messe in atto ai danni del padre pittore.

In un'epoca che segna il passaggio dall'arma bianca alla polvere da sparo, costituendo la circostanza una vera e propria rottura - quasi un tradimento - verso usi e tradizioni sacre ed imperanti fino a quegli anni - la vicenda si snoda tra agguati e duelli in sé diretti pure con grande professionalità, dispiego di mezzi e senso del ritmo.

La storia, che si identifica come una sorta di prequel dell'episodio originale, appare tuttavia assai elaborata e colma di episodi e sottovicende, da risultare spesso facile smarrire il senso delal narrazione e non perdere il filo degli avvenimenti.

Meglio e più saggio lasciarsi andare a godere delle singole ricostruzioni di scene di combattimento e duelli, ma alla lunga due ore di spettacolone fragoroso e pur incalzante, risultano alla fine piuttosto spossanti, anche quando la metafora o almeno il raffronto con le problematiche attuali (il progresso di allora, pur limitato alle nuovi armi "esplosive", si identifica con quello che ormai viviamo ed affrontiamo ogni giorno senza possibilità di sosta o contenimento) diviene palpabile, e pressoché ricorrente, all'interno di un vero e proprio thriller in costume che appaga più visivamente, che nella sostanza del suo racconto.

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