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Notti magiche

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Notti magiche

di axe
7 stelle

Nel momento in cui l'Italia è eliminata dall'Argentina nella semifinale dei mondiali di calcio del 1990, a Roma, una vettura di lusso finisce nel fiume Tevere. Dopo il recupero, si scopre a bordo il cadavere di Leandro Saponaro, noto produttore cinematografico, grazie ad un documento d'identità. Da una foto Polaroid scattata alcune ore prima, gli investigatori riconoscono i personaggi che erano con il produttore: la sua compagna e tre giovani. Rintracciati in luoghi diversi e portati presso una stazione dei carabinieri, tutti e quattro sono invitati a raccontare gli eventi che hanno permesso loro di conoscersi a vicenda ed entrare in contatto con Saponaro. Si apprende, così, che i tre ragazzi sono sceneggiatori di buone speranze, finalisti nella manifestazione "Premio Solinas", della quale uno di loro è vincitore. Questa conquista apre ai tre le porte dell'elite del cinema italiano, e permette loro di conoscere dall'interno quel mondo che in precedenza hanno potuto solo vedere - ed ammirare - da lontanto, ognuno secondo i propri idee e caratteri. Dai rapporti che i giovani sceneggiatori intrecciano con i personaggi dell'ambiente del cinema, del quale Virzì tratteggia un'immagine di piena decadenza, s'innesca una sequenza di eventi che porta alla morte del produttore. L'aspetto "poliziesco" della vicenda è assolutamente irreale, essendo l'espediente narrativo che il regista utilizza per far parlare i suoi personaggi, e poi esprimere egli stesso dei concetti, tramite la voce dell'ufficiale dei carabinieri. I tre giovani, pur accomunati dall'amore per il cinema, la sceneggiatura e la cultura in genere, sono personaggi molto diversi tra loro. Eugenia è una ragazza intrisa di luoghi comuni, ma anche molto sensibile e "palpitante" di emozioni, in un perenne stato di agitazione che combatte con l'assunzione di droghe e medicinali, appartenente ad una famiglia dell'alta borghesia che le garantisce benessere economico e un'arida salvaguardia delle apparenze; Antonino un giovane siciliano di profonda cultura in materie umanistiche, ancora legato all'ambiente universitario, dal quale evidentemente proviene, ed inesperto di "vita vera"; Luciano viene da Piombino, e, a differenza dei suoi coetanei, ha "vissuto" più intensamente. Da poco diventato genitore, è incapace di prendersi le proprie responsabilità. Ha vissuto un dramma familiare, del quale ha compreso la portata solo molto dopo, quando ulteriori fratture si erano consumate. I giovani sceneggiatori, ognuno con la propria storia e motivazioni, entrando in contatto con il mondo del cinema italiano, scoprono che non è come l'avevano immaginato. Virzì ce lo racconta, infatti, come un ambiente dominato da anziani, siano essi attori, registi o produttori, da un lato coalizzatisi in una sorta di lobby, con il controllo delle risorse economiche e culturali legate alla cinematografia, e pertanto corteggiati da faccendieri di ogni sorta; da un altro, assolutamente inariditi, incapaci di apportare ulteriori contributi al progresso culturale, e chiusi di fronte ad ogni novità; pronti, però, a sfruttare energie e risorse altrui per mantenere lo status quo, i loro vizi ed il loro egocentrismo. Il regista ribadisce questo concetto in sequenze su sequenze. Il film, però, non appare mai noioso grazie all'interessante, seppur leggermente stereotipata, caratterizzazione dei protagonisti - ben interpretati, al racconto delle loro vite, alla presenza di molti comprimari. Il film maniente vivo l'interesse anche grazie all'ambientazione, una Roma d'inizio estate riempita di veicoli e oggetti del 1990, piena di vita e di colori, ancora echeggiante della ricchezza e dell'edonismo del precedente decennio appena conclusosi. Interessante l'epilogo; il regista parla ai giovani sceneggiatori tramite l'ufficiale dei carabinieri, facendo rilevare le distanze che intercorrono tra mondo delle idee e vita reale; infine, è svelata la sorte dei tre, raccontandoli ai giorni nostri. A me il film è piaciuto : il regista tratteggia il profilo di un certo ambiente artistico che egli intende raccontare inserendola in una vicenda "poliziesca" la quale, pur rimanendo sempre in secondo piano, tiene sempre vivo l'interesse dello spettatore, anche grazie ad una interessante caratterizzazione dei personaggi.

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